martedì 6 maggio 2014

Attraverso il perdono diamo luce a parti di noi che pensavamo di non possedere


IL PERDONO

Introduzione
Il perdono è uno dei passaggi più difficili e ardui che un essere umano attraversa durante il suo cammino di consapevolezza e di realizzazione come Persona.
Il perdono è frutto di una decisione che comporta determinazione e coraggio: ma è l’unica medicina che può guarire il cuore di un uomo, affinché possa imparare ad amare sé stesso, gli altri e la vita.
Il perdono è l’essenza della trasformazione creativa dell’essere umano nel suo percorso di crescita ed è un atto che va ripetuto molte volte nel corso della vita.
Solo attraverso il perdono è finalmente possibile dare luce a parti di noi che pensavamo di non possedere.
È allora che la Luce del nostro cuore comincia a brillare…
Il perdono… ma perdonare cosa, e soprattutto, chi?
Prima di parlare del perdono, e quindi cosa e chi perdonare, è fondamentale scoprire come nasce l’offesa da perdonare e individuare quali siano i meccanismi per i quali, a un certo punto della nostra vita, sentiamo che è necessario un atto di perdono.
Perdonando, lasceremo andare via il rancore e il risentimento, nati dentro di noi dopo aver percepito di aver subìto un torto.
Ma qual è il torto subìto?
Cos’è che non vogliamo perdonare?
Quali ferite teniamo aperte nel nostro cuore,
affinché l’amore non possa germogliare e crescere?
Cosa ci fa restare in attesa del rimborso e del riscatto, per tutta una vita?
Come nasce l’odio
L’odio è un sentimento dell’animo umano, che fa desiderare il male per l’oggetto verso cui è rivolto, generalmente un altro essere umano dal quale ci si sente profondamente frustrati, umiliati, offesi; in altre parole non rispettati nel proprio essere Persona.
Riteniamo che l’odio sia il migliore meccanismo di difesa di un bambino, messo in atto come risposta a un’offesa.
Ma qual è l’offesa?
L’offesa che percepisce il bambino è quella di non aver visto soddisfatti i propri bisogni e desideri e cioè di non essere stato amato e accudito come avrebbe desiderato o come biologicamente si aspettava.
Per un feto e/o un bambino piccolo, il vivere un bisogno insoddisfatto è fonte di grande dolore, che può essere vissuto come devastante, fino a essere percepito come una minaccia di morte.
Da bambini si è vulnerabili e dipendenti: si è disarmati rispetto alle minacce che provengono dall’esterno e inoltre non è possibile prendersi cura da soli di sé stessi.
Come può vivere un embrione o un feto una minaccia di aborto?
Cosa prova un neonato nel momento della sua nascita, se non accolto e amato?
Che vissuti può provare un bambino nell’essere allattato in modo poco premuroso?
Il feto si aspetta un utero accogliente, un nascituro un inizio vita confortevole, un neonato un seno disponibile ed amorevole. Ciò che ci si aspettava dalla Vita non arriva, oppure arriva in modo inappropriato e/o deficitario.
Queste aspettative inappagate generano un dolore dovuto alla mancanza.
Per difendersi, il bambino relega il dolore nell’inconscio, sostituendolo con una risposta d’odio, così da ridurre o sopprimere il dolore.
Ma un bambino non può permettersi di odiare, perché l’oggetto da odiare è anche la sua fonte di protezione e sostentamento; odiarla significherebbe sopprimerla e questo sarebbe come dare la morte a sé stesso.
Quindi, per sopravvivere, il bambino relega l’odio nell’inconscio.
Il bambino, crescendo, incontrerà altre situazioni in cui non verrà rispettato, ascoltato, compreso.
Durante il periodo in cui gli verrà insegnata la buona educazione, cioè durante il suo addomesticamento, non sarà rispettato nella sua indole, nei suoi talenti, nelle sue peculiarità di essere umano: dovrà obbedire a regole, dogmi, insegnamenti; dovrà vedere il suo sé profondo immolato sull’altare dell’accettazione.
Quindi, per essere accettato e soprattutto amato, relegherà nell'inconscio altra rabbia e altro odio.
Ferite che si aggiungeranno ad altre ferite…
Rimozioni che si cementificheranno su altre rimozioni…
Questo bambino ferito crescendo diverrà un adulto alla continua ricerca della soddisfazione di bisogni primari; un adulto nell’eterna aspettativa del risarcimento per ciò che non gli è stato dato, per le offese subite, per i diritti biologici non appagati.
Un adulto che sta al mondo come un bambino affamato di cure e d’amore…
Un adulto carico d’odio, ferito nel cuore.

Come sciogliere l’odio
Ciò che non è stato ieri, non potrà più essere oggi.
I bisogni insoddisfatti del bambino di ieri, come delle amorevoli cure primarie, l’accoglienza e il rispetto, non potranno essere soddisfatti dall’uomo di oggi.
Un bambino offeso dalla madre, da adulto non potrà vedere soddisfatti i suoi bisogni infantili inappagati; anzi, egli tenterà, ad esempio, di vederli finalmente soddisfatti dalla donna affettivamente importante della sua vita.
Su di lei proietterà la figura materna, e rivivendo situazioni di insoddisfazione, rabbia e risentimento, metterà inconsciamente in atto un progetto inconscio vendicativo.
Nel progetto vendicativo egli esprimerà la pretesa, la proiezione, il controllo e il potere sull’altro, con lo scopo di essere ripagato oggi, per dei torti subiti nel passato. Avrà la tendenza a punire la sua partner, nel presente, per ciò che gli è stato fatto nel passato: ma il passato è passato.
Conoscere e svelare il proprio progetto vendicativo gli permetterà di sciogliere l’odio che ha dentro; così che possa pian piano venire alla coscienza.
L’odio si manifesterà nelle azioni che egli compierà, nelle emozioni che proverà e nei pensieri formulati, sia nei propri confronti, che nei confronti degli altri e della vita.
Per liberarsi dall’odio è necessario che egli possa vedere e sentire il proprio odio per l’altro e per sé stesso, nelle sue varie manifestazioni (ira, collera, chiusura, indisponibilità, orgoglio).
Per liberarsi dall’odio, è fondamentale che egli lo renda evidente ai propri occhi e al proprio cuore: non più nascosto, rimosso.
Sarà necessario che questo bambino ferito, ormai adulto, possa assumersi la responsabilità dei suoi sentimenti negativi, riconoscendoli come propri.
Per la sua crescita evolutiva dovrà responsabilizzarsi del proprio odio rimosso contro sé stesso, gli altri e la vita: questo è uno dei passaggi fondamentali per il suo sbocciare come Persona.
Dovrà rivivere l’emozione del passato che genera in lui sentimenti di odio, al fine di scioglierlo e soprattutto rinunciare oggi a un risarcimento per i suoi bisogni infantili insoddisfatti.
Prenderà coscienza che il passato non si cambia e soprattutto ciò che non ha ricevuto in passato non lo potrà più riavere: la pretesa che qualcuno oggi possa riempire questo suo vuoto è la radice dell’odio.
Conosciuto il proprio odio distruttivo, egli potrà accettare di vivere quel dolore che non gli è stato possibile vivere da bambino, perché troppo devastante per lui e che, rimuovendolo, è rimasto congelato nel suo cuore.
Con l’esperienza e l’amore di adulto per sé stesso, accetterà questo dolore e comprenderà gli effetti negativi che hanno ancora sulla sua vita.
Passare per il dolore significa rinunciare definitivamente a soddisfare oggi quei bisogni non appagati nell’infanzia.
È un dolore evolutivo, mai provato prima, perché rimosso nell’infanzia.
È un dolore che fa crescere, creando dal nulla quell’amore che non si possedeva.

Perdonare
Questo esercizio, possiamo farlo tutti i giorni, ogni volta che l’occasione si presenta: prendiamo un problema attuale, un conflitto con il partner, o con il capoufficio, o con un figlio e spogliamolo di tutte le razionalizzazioni, che tentano in ogni modo di provare che il problema è dell'altro, piuttosto che di un nostro conflitto interiore.
A fronte di un torto che sentiamo di aver subito, la nostra reazione potrà essere di rabbia, risentimento, rancore, frustrazione: dietro a tutte queste reazioni c’è il dolore di non sentirsi amati, accettati. Il dolore dell’infanzia si risveglia…
Riviviamo il dolore passato e il rapporto con i nostri genitori: quello che ci hanno dato e quello che non ci hanno dato, le offese e le frustrazioni subite, la mancanza d'amore e di contatto profondo.
In coloro che attualmente ci provocano dolore, rivediamo i nostri genitori; inconsciamente ricreiamo situazioni vissute nel passato, affinché gli altri si comportino oggi come i nostri genitori si comportarono allora.
Tutto ciò per superare il dolore infantile, perché solo il rivivere le emozioni antiche potrà sciogliere l’odio: andare verso il dolore per viverlo e attraversarlo, con la consapevolezza di vivere un dolore antico, riconoscendo chi ce lo ha provocato.
Rinunciare oggi a quello che ci è mancato ieri rappresenta un arrendersi ad un dolore molto grande, che da bambini è stato impossibile vivere.
Questo ci darà la possibilità di vedere e accettare il passato per quello che è realmente stato: considerare il passato con chiarezza è l’unico presupposto per superarlo e per poterlo lasciare andare, così da creare la vera gioia di vivere nel qui e ora.
Dopo aver vissuto quel dolore infantile, sarà possibile mettersi sulla strada del perdono…
Dal vocabolario: Perdono, l’abbandonare ogni risentimento o proposito di punizione e vendetta nei confronti di chi ci ha arrecato un’offesa o un danno.
Possiamo osservare dalla spiegazione del vocabolario che il perdono serve a lasciare definitivamente, cioè abbandonare, ogni risentimento, odio e vendetta, quindi il progetto vendicativo, che può essere sia omicida, contro chi ha causato la sofferenza, sia suicida, per colpire con il suo gesto chi è legato a lui.
Perdonare è una parola strana che molti di noi non hanno in simpatia a causa dell’uso che ne ha fatto la religione cattolica e del comandamento di Cristo «porgi l’altra guancia», che spesso è sinonimo di ingenuità.
Riteniamo che la chiesa cattolica non riesca a insegnare a perdonare, al contrario insegna a diventare delle vittime delle violenze e della prepotenza altrui.
Il perdono non è un atto di volontà, anche se la volontà è necessaria per perdonare.
Il perdono è quel processo lungo e delicato che trasforma i nostri atti, i nostri pensieri, e i nostri desideri fino al punto che i danni caratteriali e nevrotici, prodotti dalla relazione con i nostri genitori sono stati risolti ed eliminati.
Attraverso il perdono è possibile rinunciare definitivamente ai due principali meccanismi di difesa cioè l’odio e l’orgoglio dell'intrauterino e dell’infanzia, che da adulti si trasformano in meccanismi di offesa, in quanto l’orgoglio ci difende dalle offese ricevute e dal dolore delle umiliazioni.

Il processo del perdono si articola in differenti fasi che possiamo dividere così:
  • scoprire
  • decidere
  • trasformare
Scoprire i propri difetti comportamentali e caratteriali derivati dalla relazione con nostra madre e con nostro padre, come conseguenza delle difese protettive inconsce messe in atto e del meccanismo inconscio di identificazione introiettiva che Freud definisce come madre e padre introiettati.
Decidere di perdonare è una decisione cosciente, che l’individuo ha bisogno di prendere, anche se ancora non sa come perdonare l’offesa ricevuta. Decidere di perdonare, come suggerisce Louise Hay, significa predisporsi a farlo anche se non si è ancora in grado e non si sa come realizzarlo: l’Universo si occuperà di aiutarci.
La decisione non può essere presa senza aver almeno in parte scoperto e conosciuto la chiave di accesso al proprio dolore e alle offese fatte alla nostra persona nell’infanzia e nell’utero.
Trasformare la complicità e l’indulgenza inconscia che abbiamo con tali difetti in accettazione amorosa cosciente, passando attraverso il perdono del nostro Bambino interiore e contemporaneamente verso il nostro adulto identificato nel genitore introiettato.
È importante comprendere bene la differenza fra alleanza e complicità.
La complicità è la partecipazione diretta o indiretta a un’azione negativa, mentre l’alleanza è un accordo stabilito per il conseguimento di un fine comune positivo e per mutuo sostegno. Essere complici significa mettersi d’accordo con sé stessi, nel tentativo di mantenere il difetto così com’è. È mettersi d’accordo con il carceriere che è in noi, accordarsi con il genitore introiettato.
Creare un’alleanza significa creare un accordo il cui scopo è quello dello sviluppo esistenziale della Persona. È un atto d’amore nei propri confronti nel rispetto di tempi e modi a noi più adatti: è un progetto il cui fine è l’evoluzione e la liberazione della Persona.
Perdonarsi significa scusare il proprio difetto comportamentale, perché esso ci ha salvato da piccoli, ma fare costanti strategie, progetti, ragionamenti, propositi autentici per sciogliere piano piano il difetto che ci riconosciamo.
Per sapere se stiamo seguendo il processo di complicità o di perdono, possiamo aiutarci con frasi di perdono e fiducia, dette ad alta voce al nostro Bambino interiore. Con la necessaria autenticità che ci è consentita in quel momento al fine di amarlo e perdonarlo come insegna Louise Hay, verificheremo attraverso il sentire profondo se il grado e la percentuale di perdono rispetto alla complicità stia aumentando nel tempo, oppure rimanga inalterata.
Il sentire interno profondo, quando ci diciamo frasi amorose e di perdono ad alta voce, diventa un validissimo termometro per misurare il progredire del processo di perdono del Bambino interiore e passare dalla totale complicità a un profondo amore per sé stessi.
Le fasi che sono descritte sopra sono contrassegnate da un intenso dolore infantile, non elaborato nell’infanzia; quindi il Bambino interiore va necessariamente aiutato ad aumentare la sua fiducia nella vita, così da poter esprimere le proprie emozioni di odio e di dolore che non ha potuto manifestare allora.
Se non ci si è assunti il proprio odio e se non si è coscienti del proprio progetto vendicativo omicida/suicida, si rimane profondamente legati alla posizione di vittima, che attira sempre nuove insulti e nuove umiliazioni, che giustificano il proprio costante pianto e mantengono invece immutato l’odio e il progetto vendicativo inconscio e nascosto.
Vi è anche la decisione spirituale profonda di perdonare l’offesa subita, sciogliendo pian piano l’orgoglio, perché tale decisione riguarda sia l’offesa attuale che l’offesa genitoriale, la quale è un’offesa molto profonda e ingiusta, che ci ha colpito quando eravamo totalmente incapaci di difenderci, logorando pesantemente il nostro sviluppo naturale.
Spesso l’offesa attuale non è realmente così grave o evidente come l’individuo se la vive: la sofferenza è dovuta più alla ferita antica sprofondata nell’inconscio non ancora rimarginata, che viene toccata dalla situazione attuale. Se la decisione di perdonare viene riportata alla sola situazione attuale, non opera nessuna trasformazione.
È fondamentale avere una valida conoscenza delle offese infantili genitoriali ricevute.

Perdonare sé stessi e gli altri
«Gli uomini non possono vivere insieme
se non si perdonano a vicenda di essere solo ciò che sono»
(Francois Varillon)

È necessario che il perdono sia preceduto dall’accettazione compassionevole di se stesso e della propria povertà.

Ma di che cosa devo perdonarmi?
  • Di non aver saputo che cosa fare o che cosa dire;
  • di essermi innamorato senza riflettere;
  • di essermi messo in una situazione in cui mi sono fatto ferire, insultare;
  • del mio carattere perfezionista che non ammette alcun errore;
  • di aver rimproverato me stesso e di essermi schierato della parte di chi ha offeso;
Il perdono di sé stessi può essere la svolta fondamentale nel perdono che accorderai agli altri: chi vuole perdonare senza riuscire a perdonare a se stesso assomiglia a un nuotatore che la risacca riporta costantemente al largo, lontano dalla riva.
Tutti gli sforzi che farai nel perdonare l’altro risulteranno neutralizzati dall’odio che porti a te stesso, in quanto solo l’umile perdono che ti accorderai riuscirà a ristabilire in te la pace e l’armonia e ad aprirti alla possibilità di perdonare all’altro.
La letteratura consiglia di perdonare a freddo senza preoccuparsi di ritornare sui propri stati d’animo: riteniamo che non sia un buon consiglio, perché il perdono passa necessariamente attraverso la presa di coscienza di sé e la scoperta della propria povertà interiore, che si manifesta con vergogna, sensazione di abbandono, aggressività, vendetta, voglia di finirla, cioè odio.
Perdonare è un po’ come tagliare i diversi strati di una cipolla: potrai sempre ricominciare un’altra volta ed eliminare un nuovo strato.

Apprezzati per il solo fatto che sei disposto a iniziare questo esercizio:

soprattutto perdona te stesso…
smettila di essere così duro con te,
lo hai fatto una vita e non è cambiato nulla…
non è necessario che ti punisca,
hai fatto del tuo meglio.




foto web

2 commenti:

  1. Um texto muito belo sobre algo muito importante em nossas vidas.
    Cordialmente, do Brasil

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    1. Gracias Geraldo,el perdón es como una llave que abre la puerta de nuestro corazón.
      Bendiciones y buena vida!

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