Sto rimettendo a posto i miei libri, ma credo che sara’ una
impresa epica……non posso fare a meno man mano che li prendo in mano di
sfogliarne uno e leggerne una pagina. Avviene tutto in modo intuitivo, ecco
l’idea di pubblicarne dei brani.
Buona lettura e Buona Vita!
Katia
La trappola della ragione e dei torti
Qui si parlera’
dell’essere nel giusto o in errore non come se ne tratterebbe in un
contesto di natura religiosa, filosofica
o morale, perché non è questo il luogo, ma se ne parlera’ relativamente a te e
a come le tue nozioni di giusto ed errato sono di ostacolo alla tua felicita’. I
tuoi concetti di torto e ragione sono le tue universali convenzioni. Forse hai
fatto tua l’insana opinione che avere ragione significhi essere buoni o giusti,
aver torto essere cattivi o ingiusti. E’ una sciocchezza. Opinioni simili non
si reggono. L’espressione “avere ragione” implica la garanzia che, a fare una
cosa in un dato modo, si ottengano infallibilmente certi risultati. Sennonchè,
non esistono garanzie. Puoi ragionare e prevedere che una certa decisione
produrra’ qualcosa di diverso, o di piu’ efficace, o di legale, ma nel momento
in cui il tuo pensiero diventa una questione di chi ha ragione e chi ha torto,
sei chiuso nella trappola del seguente ragionamento: “Io devo avere sempre
ragione, e se persone e cose non corrispondono, il fatto mi rattrista”. La tua
esigenza di trovare la risposta giusta è forse, in parte, da collegarsi alla
ricerca della certezza (paura dell’ignoto: solo l’insicuro cerca la certezza).
Puo’ darsi che essa sia un aspetto della tua passione per le dicotomie, della
tua tendenza a dividere il mondo nettamente in bianco o nero, si o no, buono o
cattivo, giusto o errato. Ben poche cose rientrano perfettamente in tali
categorie, e la maggior parte delle persone dotate d’ intelletto si muove nel
bigio e di rado trova pace nel bianco o nel nero. La propensioni a voler avere
ragione si manifesta con un massimo di evidenza nella vita coniugale e in altri
rapporti adulti. Le discussioni finiscono inevitabilmente in risse nelle quali uno
vuole avere ragione e l’altro deve avere torto. Niente di piu’ comune che “Credi
sempre di avere ragione tu” e “Hai torto ma non lo ammetterai mai”. Ma qui non
si tratta di avere torto o ragione: le persone non sono tutte uguali e ciascuno
ha il proprio punto di vista. Se una vuole avere ragione per forza, l’unico
risultato prevedibile è che cada la comunicazione. L’unico modo per uscire da
questa trappola è smettere di pensare in termini di ragione o torto. Spiegavo
infatto a Clifford, il quale tutti i santi giorni aveva discussioni con sua
moglie per tutti i motivi possibili e immaginabili: “Perché, invece di cercare
di convincere sua moglie che ha torto, non discute senza aspettarsi che ella lo
riconosca? Se le concede di essere di diversa opinione, avra’ eliminato queste
interminabili discussioni nelle quali testardamente, ancorchè con risultati
frustranti, lei si ostina a voler avere ragione”. Clifford doveva poi riuscire
a rinunciare a questa sua esigenza nevrotica ed a ristabilire una certa misura
di comunicazione e di amore nel suo matrimonio. Ragioni e torti, di qualunque
tipo siano, vertono tutti su delle convenzionalita’, e queste sono di ostacolo
particolarmente quando entrano in conflitto con quelle che un’altra persona puo’
avere.
(Tratto da: Le
vostre zone erronee-Guida all’indipendenza dello spirito, di Wayne W. Dyer - Ed. BUR - pag.127-128 )
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