domenica 23 novembre 2014

La trappola della ragione e dei torti


Sto rimettendo a posto i miei libri, ma credo che sara’ una impresa epica……non posso fare a meno man mano che li prendo in mano di sfogliarne uno e leggerne una pagina. Avviene tutto in modo intuitivo, ecco l’idea di pubblicarne dei brani.
Buona lettura e Buona Vita!
Katia

La trappola della ragione e dei torti

Qui si parlera’ dell’essere nel giusto o in errore non come se ne tratterebbe in un contesto  di natura religiosa, filosofica o morale, perché non è questo il luogo, ma se ne parlera’ relativamente a te e a come le tue nozioni di giusto ed errato sono di ostacolo alla tua felicita’. I tuoi concetti di torto e ragione sono le tue universali convenzioni. Forse hai fatto tua l’insana opinione che avere ragione significhi essere buoni o giusti, aver torto essere cattivi o ingiusti. E’ una sciocchezza. Opinioni simili non si reggono. L’espressione “avere ragione” implica la garanzia che, a fare una cosa in un dato modo, si ottengano infallibilmente certi risultati. Sennonchè, non esistono garanzie. Puoi ragionare e prevedere che una certa decisione produrra’ qualcosa di diverso, o di piu’ efficace, o di legale, ma nel momento in cui il tuo pensiero diventa una questione di chi ha ragione e chi ha torto, sei chiuso nella trappola del seguente ragionamento: “Io devo avere sempre ragione, e se persone e cose non corrispondono, il fatto mi rattrista”. La tua esigenza di trovare la risposta giusta è forse, in parte, da collegarsi alla ricerca della certezza (paura dell’ignoto: solo l’insicuro cerca la certezza). Puo’ darsi che essa sia un aspetto della tua passione per le dicotomie, della tua tendenza a dividere il mondo nettamente in bianco o nero, si o no, buono o cattivo, giusto o errato. Ben poche cose rientrano perfettamente in tali categorie, e la maggior parte delle persone dotate d’ intelletto si muove nel bigio e di rado trova pace nel bianco o nel nero. La propensioni a voler avere ragione si manifesta con un massimo di evidenza nella vita coniugale e in altri rapporti adulti. Le discussioni finiscono inevitabilmente in risse nelle quali uno vuole avere ragione e l’altro deve avere torto. Niente di piu’ comune che “Credi sempre di avere ragione tu” e “Hai torto ma non lo ammetterai mai”. Ma qui non si tratta di avere torto o ragione: le persone non sono tutte uguali e ciascuno ha il proprio punto di vista. Se una vuole avere ragione per forza, l’unico risultato prevedibile è che cada la comunicazione. L’unico modo per uscire da questa trappola è smettere di pensare in termini di ragione o torto. Spiegavo infatto a Clifford, il quale tutti i santi giorni aveva discussioni con sua moglie per tutti i motivi possibili e immaginabili: “Perché, invece di cercare di convincere sua moglie che ha torto, non discute senza aspettarsi che ella lo riconosca? Se le concede di essere di diversa opinione, avra’ eliminato queste interminabili discussioni nelle quali testardamente, ancorchè con risultati frustranti, lei si ostina a voler avere ragione”. Clifford doveva poi riuscire a rinunciare a questa sua esigenza nevrotica ed a ristabilire una certa misura di comunicazione e di amore nel suo matrimonio. Ragioni e torti, di qualunque tipo siano, vertono tutti su delle convenzionalita’, e queste sono di ostacolo particolarmente quando entrano in conflitto con quelle che un’altra persona puo’ avere.

(Tratto da: Le vostre zone erronee-Guida all’indipendenza dello spirito, di Wayne W. Dyer  - Ed. BUR - pag.127-128  




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