martedì 26 agosto 2014

Aloha da Buenavidavidabuena, ti racconto un po' di me







Ti racconto un po' di me ...attraverso immagini che mi hanno ispirato.

“A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni" 

(Alessandro Baricco-"Castelli di rabbia")

Buona Vita!
Katia Botta




lunedì 25 agosto 2014

A volte fare un passo indietro....





A volte fare un passo indietro ci da’ la possibilita’ di fare un salto piu’ lungo, di andare un po’ piu’ lontano da quel luogo che ci faceva rimanere fermi, immobili nei nostri ricordi,

A volte fare un passo indietro ci fa rivedere con una nuova consapevolezza il percorso che abbiamo fatto, per indicarci un nuovo percorso piu’ adatto a noi,

A volte fare un passo indietro ci da’ la spinta ad andare un po’ piu’ lontano e di vedere altri panorami, di ascoltare nuove voci, nuovi odori, di avere nuove ispirazioni e nuove emozioni,
 
A volte fare un passo indietro è solo l’inizio di un lungo salto verso i nostri sogni.

Katia Botta



Immagine: Google immagini


sabato 23 agosto 2014

Fallimento personale o vecchi condizionamenti?



Tutti aspirano al successo, ma molti non sanno che spesso la strada del successo passa attraverso i fallimenti, ovvero insuccessi, delusioni, rinunce; ma è anche vero che a volte i fallimenti sono una nuova opportunita' di vita.

Io cerco di vedere sempre il lato positivo degli avvenimenti, perche' tutto cio' che attraversiamo sul nostro cammino ha un suo senso, anche se al momento non lo comprendiamo.

Un fallimento, qualunque esso sia, (lavorativo, amoroso, rapporti interpersonali, scolastico, ecc.) non deve mai essere considerato in modo prettamente personale, altrimenti si innescano meccanismi quali senso di colpa o mancanza di autostima, o a volte, e questo è ancora peggio, si attribuiscono agli altri le colpe del nostro fallimento, innescando in noi sentimenti di rancore e rabbia, ma soprattutto togliendoci la possibilita’ di crescere attraverso l’esperienza che stiamo vivendo.

C’è un’antica tecnica Hawaiana chiamata Ho’oponopono, che si basa sulla convinzione che siamo noi che creiamo la realtà intorno a noi, e di conseguenza noi siamo i soli responsabili di tutto ciò che accade all’interno del nostro mondo. Quindi, base fondamentale e inscindibile di Ho’oponopono è che noi abbiamo il 100%  della responsabilità per tutte le cose che accadono nella nostra realtà. Le persone e gli eventi conflittuali entrano nella nostra vita per darci la possibilita’ di guarire noi stessi ripulendo le nostre memorie, schemi e condizionamenti, che limitano il nostro proseguire sul cammino della vita e nella nostra realizzazione personale e spirituale.

Quando viviamo una situazione di fallimento chiediamoci: siamo proprio sicuri di aver fallito? Oppure la sensazione di fallimento che stiamo vivendo è solo il risultato di vecchi condizionamenti?
E’ proprio vero cio’  che dico e penso di me stesso e del mio fallimento, oppure sono gli altri a farmi sentire fallito?

C’è una frase di  A. Capuano che mi piace molto: "Disegna la tua vita seguendo le tue passioni, non le regole!"

In questo caso io intendo per regole, quelle convinzioni e vecchi schemi di credenze mentali che sono radicati in noi ma che non ci appartengono, un fardello emotivo che ci condiziona e ci limita di essere liberi, di esprimerci al meglio e vivere pienamente la nostra vita.

Quando ci troviamo di fronte a un fallimento è come essere in un bosco durante la tempesta, emozioni, stupori, paura e rabbia ci attraversano l’animo, viviamo in balia degli eventi e dei sentimenti di frustrazione, concentriamo il nostro focus sull’evento negativo, mentre non notiamo affatto il paesaggio circostante, in poche parole perdiamo la visione d’insieme che è quella che crea il paesaggio positivo della nostra vita.

Bisogna considerare cio’ che noi definiamo fallimento come un tronco che al momento opportuno ci ha sbarrato la strada, alcuni diranno che è una sfortuna rimanere ore e ore fermi sulla strada, senza la possibilita’ di fare nulla, mentre altri saranno contenti perché hanno visto che a poca distanza da quel tronco c’era una grossa voragine provocata dalla tempesta e il tronco bloccandoli ha evitato loro di entrarvi dentro. Inoltre durante la sosta alcuni hanno avuto la possibilita’ di conoscere nuove persone, magari sono nati nuovi amori o possibilita’ di lavoro. Quindi chi ha ragione?
Sono solo due differenti approcci di vedere la vita.
Ogni cosa avviene per una ragione e anche quando accadono cose spiacevoli, o ci sono intralci sul nostro percorso, quando qualcosa o qualcuno limita le nostre scelte, bisogna vedere i fatti sempre da una prospettiva piu’ ampia, perché è probabile che la vita bloccandoci momentaneamente con un tronco sulla strada, ci stia conducendo verso una nuova direzione, magari piu’ appropriata e vantaggiosa per noi, ma per avere questa visione della vita occorre avere “fiducia e fede nella vita”.

 Spesso, o addirittura, un momento di fallimento puo’ darci la spinta a fare quel passo che da anni pensavamo di fare e non abbiamo mai fatto, perché immersi nella routine quotidiana, oppure perché siamo bloccati dalla paura di sbagliare, o perché siamo sopraffatti dal “dovere”. Ecco, un fallimento puo’ darci la possibilita’ di uscire dallo schema mentale del “devo” per entrare in quella del “voglio”, “decido”, “sono io che scelgo”, “sono io che cambio” , esco dai falsi doveri e dai falsi bisogni e mi immergo in cio’ che piu’ mi piace fare e vivere nella mia vita. 

Quindi da oggi in poi provate a dare un nome diverso al “fallimento” chiamandolo “cambiamento”

E’ vero molte persone in seguito a un fallimento avranno subito dei danni morali o economici, ma voglio ricordare a queste persone che la vita ripaga sempre e nel migliore dei modi per noi, lassu’ qualcuno ha disegnato per ognuno di noi un paesaggio personale, il percorso non lo conosciamo ma lo viviamo giorno per giorno con l’esperienza della vita stessa, è un paesaggio in bianco e nero e sta a noi colorarlo ogni giorno, con la gratitudine e il sorriso alla vita.

Buona Vita!
Katia Botta


"Tu sei l’unico disegnatore della tua vita,
sei il pastello che colora la tua strada, l’acqua che rinfresca la tua giornata, sei il musicista della tua colonna sonora, lo scrittore della tua storia, il pittore del quadro in cui vivi, tu sei tutto quello che ti circonda, la vita è tua, il resto è solo un contorno...."
(Osho)



Il fallimento insegna il successo

(Proverbio Giapponese)
 


Immagine:Google immagini


venerdì 22 agosto 2014

Come Gesu’ mi ha insegnato a perdonare come Lui


Andai da Gesù e gli dissi: "Insegnami a perdonare nel modo in cui tu perdoni."
Gesù mi sorrise e chiese: "Sai quello che stai chiedendo?"
"No," ammisi, «ma voglio imparare in ogni caso."
"Prima di poter imparare a perdonare come io perdono, devi prima imparare a perdonare come il mondo perdona."
«Non capisco», confessai.
Gesù mi condusse in una grande fattoria dove era stato raccolto un gran numero di patate. Mi porse un grande sacco e disse: "Pensa a tutti coloro che ti hanno sempre offeso, o fatto del male, truffato o ingannato, o abusato di te, o hanno mentito su di te, o peccato contro di te in qualsiasi altro modo. Quando richiami alla mente una di quelle persone, incidi il suo nome su una patata e mettila nel sacco. Ovunque tu vada, e qualunque cosa tu faccia, porta il sacco con te. Torna da me tra una settimana e dimmi quello che hai imparato ".
Così mi sedetti e cominciai a pensare a tutte le persone che mi avevano offeso, o fatto del male, o peccato contro di me in alcun modo. Incisi ciascuno dei loro nomi su una patata e messo nel sacco. Per il momento avevo finito, ma avevo centinaia di patate nel sacco. Lo chiusi, lo gettai sulla mia spalla e procedetti la mia vita.
All’inizio è stato molto scomodo, ma in realtà non era un grosso problema. Il sacco era pesante e ingombrante, ma io sono forte e sano, e ho percepito che portare questo peso in giro, in realta’ mi avrebbe reso piu’ forte. Ma ci sono stati momenti in cui il sacco di patate mi intralciava la strada. Non potevo fare quello che stavo facendo, o quello che volevo fare, perché ogni volta che ci provavo, il sacco di patate sarebbe caduto per strada, o mi impediva di fare quello che volevo fare. Ci sono stati anche momenti in cui il sacco di patate sembrava insopportabilmente pesante. Sapevo che era sempre  lo stesso peso, ma alcuni giorni sembrava semplicemente impossibile da sollevare o trasportare. Dopo un paio di giorni, quelle patate hanno cominciato a puzzare. Intagliare i nomi sulle patate ha avviato un processo di decomposizione. Così, dopo un paio di giorni, non solo stavo trasportando un pesante fardello, ma stavo portando in giro un odore marcio. Il peso e la puzza mi ha fatto sentire male. Presto mosche e gli insetti erano riuniti intorno a me. Non riuscivo a mangiare. Non riuscivo a dormire. Ero esausto e malato. Non ero più forte come prima ma debole, stanco, malato e sgradevole, non solo perché il marciume del sacco di patate aveva generato un odore sgradevole, ma perché il mio umore era cambiato ed ero semplicemente sgradevole, insofferente, antipatico, intollerante a tutti, con tutti e tutto ciò che attraversava il mio percorso.
Sapevo ciò che Gesù stava facendo fin dall'inizio, quando mi ha detto di raccogliere le patate e portarle in giro in un sacco. Ma non mi rendevo conto di quanto sarebbe stata faticosa e sgradevole l'esperienza, o di quanto io sarei diventato esaurito e sgradevole.
La settimana era finita e tornai da Gesù per raccontargli quello che avevo imparato. "Ho capito. Non perdonare le persone è come trasportare un pesante e maleodorante sacco di patate. E’ di intralcio nel percorso. E’ faticoso, estenuante e rende debole e malati. "
"Ma tu lo sapevi già, non è vero?"
"Sì," ero d’accordo, "Ma ora lo capisco meglio. Ora mi è piu’ reale”.
"Se non perdonare la gente è come portare in giro quel sacco di patate, a quale conclusione sei arrivato circa il perdonare?"
"Ho deciso che voglio perdonare tutti."
"Bene.", Disse Gesù, con un enorme sorriso. "Per ogni persona che perdoni, prendere la patata con su inciso il suo nome e buttala via."
Sono andato verso il sacco perdonando, una patata alla volta,  la persona e il male rappresentato dalla patata. Quando ebbi finito, tornai da  Gesù.
"Come ti senti?"
"Molto più leggero!"
«Hai anche un odore migliore."
"Quindi, perdonare le persone è come togliere tutti i pesi e le patate marce dal sacco. Capisco. "
"Ma, ancora una volta", Gesù disse, "ma tu lo sapevi gia’, non è vero?"
"Ma ora lo capisco meglio. Grazie Gesù, per avermi aiutato a capire”
"Aspetta lì, amico mio! Non hai ancora finito. Questa settimana, mentre portavi le patate in giro, qualcuno ti ha fatto del male, ti ha ferito, ha  sbagliato, o peccato contro di te? "
"Sì, Gesù, ci sono state un paio di volte che cio’ è successo."
"Allora afferra qualche patata, incidi i loro nomi  su di esse e mettile nel tuo sacco”.
 Sospirai e andai al mucchio di patate. Ancora una volta pensai al torto e alla persona che mi aveva fatto torto, scolpii il nome della persona sulla patata e la misi nel sacco. Quando ebbi finito, il sacco di patate pieno era quasi pieno e pesante come quello che avevo appena svuotato.
Trascinai il sacco pesante verso Gesù e dissi, "Aspetta un minuto, Gesù! Se questo è ciò che è il perdono, quindi l'intero processo è estenuante. Non è solo portare in giro per le patate, ma occorre il tempo per eliminare le patate, sostituendo le vecchie patate con le patate nuove. E’ solo un sacco di lavoro. Persino perdonare è un sacco di lavoro ".
" È un sacco di lavoro, "ne convenne Gesù. "Starai sempre trasportando qualcosa che non hai bisogno di trasportare. Sarai sempre offuscato da un fetore trasportando qualcosa. Butterai costantemente fuori dal sacco patate per sostituirle con quelle nuove."
"Io non capisco!" Dissi con un tono di esasperazione in preda al panico. "Questo è il modo in cui tu  perdoni?"
"Oh, no! Questo non è come io perdono. Questo è come il mondo perdona quando si infastidisce di prendersi il tempo per perdonare. Un sacco di gente non perdona niente a nessuno, continuano solo ad aggiungere le patate al sacco, senza mai prenderle e gettarle via. Altri trattengono dentro di se’ la maggior parte dei torti fatti a loro; perdoneranno alcuni e rimuoveranno quei pochi fardelli, ma i loro sacchi diventeranno sempre più pesanti nel corso del tempo. Le persone come te, che si impegnano a perdonare gli altri, spesso lo  fanno nel modo in cui lo stai facendo tu ora. Portano in giro i loro torti e le ingiustizie per un po ', prendono una decisione consapevole di perdonare, rimuovendo la patata rancida, ma alla fine la sostituiscono con una nuova. Più e più volte, ripetutamente, in un processo senza fine. Questo è come il mondo e anche quelli nella chiesa intendono il  perdono. Ma non è così che io perdono tutti. "
"Ma è per questo che sono venuto da te in primo luogo -. Per imparare a perdonare come te"
"Lo so. E ti mostrerò come io perdono. Ma prima volevo farti capire come anche le persone più indulgenti come te sanno perdonare gli altri. E’ bene che tu sia così indulgente. E’ bene che tu onori la mia Parola e ti sforzi di perdonare. Ma tu stesso hai ammesso che il modo e la pratica con cui hai compreso il perdono è infinito ed estenuante. Non è che sia sbagliato, ma è inefficiente e imperfetto. C'è un modo migliore. "
"Mostrami quel modo, Gesù. Voglio saper perdonare come te! "
"Lascia che ti faccia una domanda. Qual è la differenza tra te e me in termini di perdono? "
«Be’, non hai un sacco di patate gettato sulla spalla," ho detto sarcasticamente.
"Esatto!" Sono rimasto sorpreso che la mia risposta sarcastica era quella corretta. "Ma pensaci. Guardami. Non è solo il fatto che io non sto portando in giro un sacco di patate ... "Ho pensato a lungo e duramente, esaminando Gesù come se la risposta fosse nascosta da qualche parte sul suo viso, o scritta sui suoi vestiti.
"Andiamo," "Sei un ragazzo intelligente, puoi riuscire a capirlo."
Allora ho capito. Era la cosa più chiara mai! Era così ovvio e così semplice che non riuscivo a vederlo. "Non solo non stai portando in giro un sacco di patate, ma soprattutto non hai affatto un sacco”.
 "Sì!", Ha detto eccitato. "E che cosa significa?"
"Significa che la maggior parte delle persone come me che si sforzano di perdonare sono costantemente bloccati nel processo di torti e di perdono, perché pensiamo che il torto sia il motivo, ma non lo è. E’ il sacco! Posso portare in giro tutte quelle patate perché ho qualcosa con cui portarle in giro. Quando tolgo le patate, le sostituisco con patate nuove. Ma le patate non sono il problema; è il fatto che continuo a portare in giro il sacco che mi permette di portare in giro tutte quelle patate. Se mi libero del sacco, poi mi libero delle patate, perché non sarò piu’ in grado di portarle in giro. "
"E questo", disse Gesù, "è come io perdono."
"Va bene, Gesù, ho l'idea. Ma come faccio a sbarazzarmi del sacco? "
"Il sacco è il tuo orgoglio, il tuo ego, il tuo egocentrismo. Quanto più ci sono queste cose, piu’ grande è il tuo sacco e più peso devi portare. Ricorda, il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire. L'ego è la parte di te che vuole essere servito. L'ego è il tuo sacco. Quanto più ti concentri a servire gli altri, più piccolo diventerà il tuo sacco. Piu’ togli attenzione alle tue esigenze, ai tuoi desideri e bisogni, e ti sforzi di aiutare gli altri a ottenere ciò che vogliono e di cui hanno bisogno, più piccola sara’ la sacca e minore il peso da trasportare. Nel tempo ti ritroverai con un piccolo sacchetto che può trasportare solo una patata, forse due. E dopo un altro po’ di tempo, semplicemente smetterai di trasportare qualsiasi cosa. "
"Ho capito! Ho sempre pensato che essere al servizio degli altri era come un requisito, come un obbligo, perché si richiede o perché è quello che le persone religiose dovrebbero fare, ma aiutare gli altri, sebbene è aiutare gli altri, mi aiuta! Aiutando gli altri, distolgo l’attenzione da me stesso, il che rende il mio ego ristretto, e più piccolo è il mio ego e più posso diventare la persona che sono stato creato per essere ".
«Hai capito bene. Hai mai notato che quando si fa qualcosa di carino per qualcuno, o aiutato qualcun altro in qualche modo, ti senti bene? "
"Sì, ognuno si sente bene quando fa qualcosa di buono per qualcun altro."
"Eppure, ognuno sembra esserne sempre sorpreso quando succede.
Sai perché ci si sente bene? "
"Perché?"
"Perché servire gli altri è quello per cui siete stati creati! Fa parte del vostro piano di progettazione! E’ nella vostra programmazione! Le persone sono state fatte per aiutarsi a vicenda, e quando le persone si aiutano a vicenda, si sentono bene. Quando si ignorano i bisogni degli altri, o si cerca di aiutare solo se stessi, ci si sente nulla. Il peccato e l'ego distolgono l'attenzione degli altri e la collocano sul Sé, e quel sacco inizia a crescere, e tu inizi a riempirlo.
"Penso che mi capita di essere cosi’.”
"Se non hai ego, allora nessuno potrà mai farti del torto."
"Io non so come rinunciare al  mio ego."
"L’ho appena detto. Perdi il tuo ego servendo gli altri. Ma nessuno si aspetta che tu sia perfetto. Mio Padre sa che non siete perfetti e il vostro ego divampera’ di tanto in tanto. Lui si aspetta solo che tu provi a fare del tuo meglio. Avrai sempre bisogno di lavorare sull’ego. Si tratta di progresso, non la perfezione. "
"Grazie, Gesù. Ho davvero imparato molto ".
"In qualunque momento. Questo è quello per cui io sono qui, giusto? Non ti resta che una scelta prima di andare.”
"Che cos'è?"
"Vuoi portare il sacco con te, o vuoi darlo a me?"
Riflettei per un secondo, e consegnai il mio sacco a Gesu’. Gesù sorrise e strizzò l'occhio, dicendo: "Che ragazzo!", quanto gli ho dato. Poi mi voltai e tornai a casa.

Traduzione di Katia Botta
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CONSIDERAZIONI
Il sacco ci permette di trattenere la negatività, fa persistere dentro di noi le offese, altera e offusca la nostra mente e i nostri sentimenti.
Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sentimenti negativi con noi ovunque, proprio come le patate nel sacco. La negatività diventa un fardello pesante, marcio e puzzolente, che cambia il nostro modo di essere e di rapportarci con gli altri.
Il significato di questo racconto si racchiude in poche righe, e cioè che la vera essenza del Perdono è nella decisione cosciente di abbandonare l’intero sacco.

 Concludo con una frase di Gandhi:

“Il debole non può mai perdonare. Il perdono è l'attributo dei forti ".

Nel Perdono auguro a tutti Buona Vita!
Katia