Ogni
persona che incontriamo è un nostro Maestro di vita, ringraziamolo sempre!
Per comprendere i 7 Specchi Esseni è opportuno
descrivere, almeno in breve, chi erano gli Esseni, il loro rapporto con la natura
e la loro spiritualita’.
Gli Esseni, chiamati
anche nazareni, erano contadini, frutticoltori e profondi conoscitori delle proprieta’
delle erbe, dei cristalli e del colore con i quali curavano chi richiedeva il
loro aiuto. Detenevano
un’antica conoscenza, tramandata da Atlantide, portata in Palestina da Mose’ e
dal suo popolo (gli Esseni) e divulgata successivamente in Europa dagli egizi.
Medici e guaritori e vegetariani,
non facevano sacrifici a Dio e dedicavano molto del proprio tempo a
ringraziarlo, attraverso le preghiere che rivolgevano agli Angeli, a cui erano
particolarmente devoti. Si dice che si alzassero all’alba e andassero nei
boschi a chiamare le energie angeliche, con le quali si intrattenevano in modo
molto naturale. Abbandonate le vanita’ del mondo, si erano ritirati ad una vita
semplice che consentiva di avvicinarsi allo Spirito per viverlo nella materia
come successivamente Gesu’ il Cristo (cristhos = “sapere”)
ci ha ampiamente raccomandato.
Il
pensiero Esseno
sosteneva anche che l’essere umano, in accordo con il proprio Dio interiore,
custodisce un “progetto dell’anima” e che, aiutato dai propri angeli custodi,
dalle guide e dai maestri, arriva sulla Terra per imparare cio’ che si è prefisso,
acquisendo integrita’ ed esperienza per crescere nella consapevolezza di essere
di luce.
Concetti
quali “la vita dell’anima” e “la coscienza dopo la morte fisica” erano
ampiamente insegnati nelle loro scuole di saggezza e nello studio dei simboli
come l’albero della vita. Molti dei loro insegnanti spirituali sono presenti in
numerose religioni. In particolare, l’aspetto esoterico dell’Insegnamento Esseno
era rappresentato dall’albero della vita e dalle comunioni essene con gli
angeli di cui troviamo traccia nel libro Il Vangelo Esseno della Pace dove gli
angeli vengono chiamati energie elettromagnetiche della luce, dell’aria, della
terra, dell’acqua e del se’.
Grazie a Gregg Braden, famoso geologo e spiritualista americano e al suo al prezioso lavoro noto come I Sette Specchi Esseni dei rapporti umani e della compassione, abbiamo la possibilita’ di applicare questo metodo integrandolo nella vita di tutti i giorni, velocizzando in tal modo il nostro processo di trasformazione per il raggiungimento della quiete interiore, una maggiore consapevolezza di noi stessi e dei rapporti interpersonali.
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Gli Esseni e i 7
Specchi dei
rapporti umani e della compassione
di
Gregg Braden
Gli
antichi Esseni forse identificarono meglio di chiunque altro il ruolo dei
rapporti umani, riuscendo a dividerli in 7 categorie: 7 misteri corrispondenti
ai vari tipi di rapporto che ciascun essere umano avrebbe esperimentato nel
corso della sua vita di relazione. Gli
Esseni li hanno definiti “specchi” e ci fanno ricordare che in ogni momento
della nostra vita la nostra realtà interiore ci viene rispecchiata dalle
azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci circondano.
IL
1° SPECCHIO ESSENO
Il primo specchio esseno, dei rapporti umani, è quello
della nostra presenza nel momento
presente.
Il mistero del Primo specchio è
incentrato su cosa noi inviamo nel
momento presente, alle persone che ci stanno accanto.
Quando ci
troviamo circondati da individui e modelli di rapporto di comportamento in cui
domina l’aspetto della rabbia o della paura, lo specchio funziona in entrambi i sensi, potrebbe invece trattarsi
di gioia, estasi e felicità, ciò che vediamo nel primo specchio è l’immagine di quello che noi siamo
nel presente. Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci...
IL 2°
SPECCHIO ESSENO
Il secondo
specchio esseno, dei rapporti umani, ha una
qualità simile alla precedente ma è un po’ più sottile. Anziché riflettere ciò
che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente.
Se siete circondati da persone, i
cui modelli di comportamento vi provocano frustrazione o scatenano la vostra
rabbia o astio e se percepite che quei modelli non sono vostri in quel momento,
allora chiedetevi: Mi stanno mostrando me stesso nel presente? Se
potete onestamente rispondervi con un no c’è una buona probabilità che vi
stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente. La
rabbia, l’astio o la gioia che voi state giudicando....
IL 3°
SPECCHIO ESSENO
Il terzo specchio esseno
dei rapporti umani è uno degli specchi più facili da riconoscere, perché lo
percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza di un’altra persona,
quando la guardiamo negli occhi, e in quel momento accade qualcosa di
magico. Alla presenza di questa persona, che forse non conosciamo
nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, forse anche la pelle d’oca sulla
nuca o sulle braccia. Che cosa è appena successo, in quell’attimo?
Attraverso la saggezza del terzo
specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra
innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stesi, per poter
sopravvivere alle esperienze della vita. Possono venir perse, senza che noi
ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancora ci vengono
portate via da coloro che hanno un potere su di noi.
Talvolta quando ci troviamo in presenza
di un individuo che incarna proprio le cose che abbiamo perduto e che stiamo
cercando, per poter ritrovare la nostra interezza, i nostri corpi esprimono una
risposta fisiologica per mezzo della quale realizziamo di nutrire un’attrazione
magnetica verso quella persona.
Se vi trovate in presenza di
qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile, sentite l’esigenza di passare del
tempo con quella persona, ponetevi una domanda: che cosa ha questa persona che
io ho perduto, ho ceduto, o mi è stato portato via? La risposta
potrebbe sorprendervi molto perché in realtà riconoscerete questa sensazione di
familiarità, quasi verso chiunque incontriate. Cioè vedrete delle
parti di voi stessi in tutti. Questo è il terzo mistero dei rapporti
umani...
IL 4°
SPECCHIO ESSENO
Il quarto specchio esseno dei rapporti umani è una
qualità un po’ diversa. Spesso nel corso degli anni ci accade di
adottare dei modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti
da farci riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli.
Sovente tali comportamenti sono
compulsivi, creano dipendenza. Il Quarto mistero dei rapporti umani, ci
permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e
compulsione. Attraverso la dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo
lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più. Cioè mentre le
cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo.
Ad esempio, quando parliamo di dipendenza e compulsione, molte persone pensano
all’alcol e alla nicotina che sono certamente capaci di creare tali stati.
Ma ci sono altri modelli di
comportamento più sottili come l’esercizio di controllo in ambiente
aziendale o in famiglia o come la dipendenza dal sesso, dal possedere o
generare denaro e abbondanza, anche questi sono esempi di compulsione e dipendenza.
Quando una persona incarna un
simile modello di comportamento, può star certa che il modello, che pur è bello
di per sé, si è creato lentamente nel tempo. Poco a poco, noi rinunciamo alle
cose che ci sono più care. Se riorganizziamo le nostre vite per far
posto al modello dell’alcolismo o all’abuso di sostanze forse stiamo
rinunciando a porzioni della nostra vita rappresentate dalle persone che
amiamo, dalla famiglia, dal lavoro, dalla nostra stessa sopravvivenza.
Il tratto positivo di questo modello è
che può essere riconosciuto ad ogni stadio, senza bisogno di arrivare agli
estremi perdendo tutto. Possiamo riconoscerlo, guarirlo, e ritrovare la
nostra interezza ad ogni stadio...
IL 5°
SPECCHIO ESSENO
Nella mia opinione questo modello
di rapporti umani, il quinto specchio esseno, è forse il più potente in
assoluto, perché credo ci permetta di vedere meglio e più profondamente degli
altri la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo.
Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della
nostra interazione con loro.
Attraverso questo specchio ci
viene chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri
genitori verso di noi riflettano le nostre credenze e aspettative nei
confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci
sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra
Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l’aspetto maschile e femminile
del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.
E’ attraverso il rapporto con i nostri
genitori, che essi ci mostrano le nostre aspettative e credenze verso il
rapporto divino. Per esempio se ci troviamo a vivere un rapporto con
genitori da cui ci sentiamo continuamente giudicati o per i quali
anche fare del nostro meglio non è mai abbastanza, è altamente probabile
che quel rapporto rifletta la seguente verità: siamo noi che crediamo,
dentro di noi, di non essere all’altezza e che forse non abbiamo realizzato
quello che ci si aspettava da noi attraverso la nostra percezione di noi
stessi fino al Creatore.
Questo è uno specchio potente e molto
impalpabile, che, forse più di altri, ci può svelare perché abbiamo
vissuto le nostre vite in un determinato modo...
IL 6°
SPECCHIO ESSENO
Il
sesto specchio
esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi
lo chiamarono: l’Oscura notte dell’anima.Ma
lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro del suo
nome. Attraverso un’oscura notte dell’anima, ci viene ricordato che la
vita tende verso l’equilibrio, che la natura tende verso l’equilibrio e
che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare
quell’equilibrio. Nel
momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi
che esse divengono possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli
strumenti che ci servono per superarle con grazia e con facilità, perché è
quello il solo modo per superarle.Fino
a che non abbiamo fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle
situazioni che ci richiedono di dimostrare determinati livelli di
abilità. Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte della vita,
quelle imposteci dai rapporti umani e forse anche dalla nostra stessa
sopravvivenza, possono essere percepite come delle grandi opportunità a nostra
disposizione, per saggiare la nostra abilità, anziché come dei test da
superare o fallire.
E’ proprio attraverso lo specchio della
notte oscura dell’anima che vediamo noi stessi nudi, forse per la prima volta,
senza l’emozione, il sentimento, ed il pensiero, senza tutte le architetture
che ci siamo creati intorno per proteggerci.
Attraverso questo specchio possiamo
anche provare a noi stessi che il processo vitale è degno di fiducia ed anche
che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre viviamo.
La notte oscura dell’anima rappresenta
per noi l’opportunità di perdere tutto ciò che ci è sempre stato caro nella
vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella nudità di quel niente.
E proprio mentre ci arrampichiamo fuori
dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi in una nuova luce,
che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria...
IL
7° SPECCHIO ESSENO
Dalla prospettiva degli antichi, il
settimo mistero dei rapporti umani o settimo specchio esseno era il più
sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile. E’ lo specchio che
ci chiede di ammettere la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a
prescindere dai suoi risultati, è di per sé perfetta e naturale. A parte
il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati
stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri
successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza usare riferimenti esterni
di nessun genere.
Il solo modo in cui riusciamo a vederci
sotto la luce del successo o del fallimento è quando misuriamo i nostri
risultati, facendo uso di un metro esterno. A quel punto sorge la
seguente domanda: “A quale modello ci stiamo rifacendo per misurare i
nostri risultati? Quale metro usiamo?”
Nella prospettiva di questo specchio ci
viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra
vita personale – qualsiasi aspetto - sia perfetto così com’è. Dalla
forma e peso del nostro corpo ai nostri risultati in ambito accademico,
aziendale o sportivo. Ci renderemo conto insieme che, in effetti, questo
è vero e che un risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene
paragonato ad un riferimento esterno.
Siamo quindi invitati a permettere
a noi stessi (il 7° specchio ci invita dunque a permetterci) di essere il solo
punto di riferimento per i risultati che raggiungiamo. Gli antichi
consideravano l’ultimo specchio come il più impercettibile e per illustrarvelo
vi racconterò un paio di storie.
Verso la fine del mio periodo aziendale
condividevo l’ufficio con una collega, perché lo spazio di lavoro a
disposizione era limitato. Avevamo mansioni molto diverse. Siccome
non c’era competizione fra noi, parlavamo e pranzavamo insieme spesso,
diventando ottimi amici.
Un giorno, tornato in ufficio dopo la
pausa pranzo, la vidi sbiancare e sedersi mentre ascoltava i suoi
messaggi in segreteria.
Le chiesi cosa fosse successo e
lei mi raccontò una storia che io sto per raccontare anche a voi al fine
di illustrare il settimo specchio esseno.
La mia collega aveva un’amica, sua
coetanee, madre di una ragazza che si era diplomata un paio di anni
prima. Era una bellissima ragazza, piena di talento, molto sportiva,
brava a scuola, dotata di ottime capacità artistiche che aveva deciso,
d’accordo con i genitori, di fare la modella dopo il diploma.
Dopo aver svolto alcuni ottimi servizi
da modella ed aver frequentato una scuola specializzata di New York aveva
completato un’altra serie di incarichi e stava avviandosi verso una
carriera di successo.
Finiti quei primi servizi le agenzie
cominciarono a dirle che per quel tipo di lavoro avrebbe dovuto cambiare un po’
il suo aspetto. Inizialmente le suggerirono di intervenire su cose
semplici come il giro vita e la misura del seno, che venne
aumentata per mezzo di un intervento chirurgico. I suoi genitori erano
d’accordo perché sapevano che la professione lo richiedeva. Non passò
molto tempo che le agenzie cominciarono ad esigere forme più estreme di
cambiamento. Per esempio, quando la ragazza sorrideva aveva una sovra occlusione
– che era pur gradevole da vedere – e le fu detto che una modella non poteva
permetterselo e le chiesero di farsi operare.
Lei obbedì, le sue mascelle
vennero rotte e ricomposte. Immobilizzate con strumenti metallici, ma,
onestamente, io ho visto foto di prima e dopo l’intervento, c’era ben poca
differenza.
Mentre le mascelle erano
immobilizzate, la ragazza dovette limitare la sua dieta e dimagrì molto, il che
di solito è desiderabile per una modella.
In seguito alla perdita di peso le sue
costole inferiori cominciarono ad essere più visibili. La gente del suo
ambiente disse alla ragazza che non era un problema, si poteva risolvere tutto
chirurgicamente. Infatti la ragazza si sottopose ad un intervento in cui
le vennero asportate le costole fluttuanti inferiori. E a quel punto
cominciò a succederle qualcosa.
Forse sapete già che il perso
corporeo attraversa delle fasi. Io stesso sono stato un podista a livello
agonistico, per molti anni e c’erano periodi in cui potevo mangiare qualunque
cosa senza riuscire ad aumentare di peso, mentre in altri periodi bastava
semplicemente pensare al cibo per ingrassare. E’ come se il corpo
entrasse in una sua fase. Può capitare di smettere di mangiare per un
po’, mantenendo lo stesso peso costante o persino ingrassare, oppure
cominciare a perdere peso. Poi, decidere di smettere e l’organismo invece
continua a dimagrire, anche se si mangia normalmente.
Questo è proprio ciò che accadde alla
ragazza. Era entrata in una fase inarrestabile di dimagrimento e la
telefonata che la mia collega aveva ricevuto quella mattina era della
madre della giovane che, dall’ospedale le aveva comunicato la morte della
figlia in seguito a complicazioni derivanti da malnutrizione.
La giovane donna era stata portata
all’ospedale perché il suo corpo non riusciva ad adattarsi a quel peso.
La domanda che mi posi fu questa:
“Perché questo è successo? Qual è la ragione?”
Ancora un’altra storia.
Alcuni mesi fa Melissa ed io ci siamo
messi in viaggio. Per partire da casa nostra bisogna prendere in
tutti i modi l’aereo ad Abuquerque ed usando certe compagnie aeree, di cui non
faccio il nome, bisogna passare per Dallas prima di poter andare da
qualunque parte. Quindi quando andavo a Toronto, dovevo volare fino a
Dallas per arrivare a destinazione o a Kansas City per arrivare a Dallas.
Se siete stati all’aeroporto di Dallas sapete che è enorme e che c’è
una rete tranviaria – teoricamente, quando funziona - per portare i
passeggeri da un terminal all’altro e, se funziona, è un ottima rete.
Normalmente succede questo: si arriva all’uscita No. 6 e si deve
andare all’uscita 44 che è distante mezzo miglio.
Quel giorno eravamo in attesa dei
tram ai piedi di una lunga scala mobile e davanti a noi c’era una
coppia di anziani. Una donna e un uomo, apparentemente duro di
udito. I due erano impegnati in un fitto dialogo in cui esprimevano
giudizi sulla gente. Sembrava essere la loro attività abituale, tanto
erano a loro agio nel farlo. Mano a mano che arrivava qualcuno
dicevano: “Toh! Guarda quello come è vestito!” oppure “Guarda quella lì, hai
visto che orecchini?” A un tratto, con la coda dell’occhio, ho visto
scendere dalla scala mobile una donna molto grassa. Una volta
avevo un cliente che pesava 200 chili e so che quella donna poteva
pesare sui 180 chili. La donna reggeva una valigia vecchio stile, di linoleum
con fibbie di metallo; c’erano più di 40 gradi a Dallas quel giorno e
sicuramente la donna doveva avere un buon motivo per essersi messa in viaggio
con quel caldo, viaggiando in quei sedili scomodi per lei con le caviglie
gonfie e trascinandosi dietro quella brutta valigia.
Venne a mettersi proprio accanto a
noi e la coppia continuò a fare i suoi commenti come prima e, siccome l’uomo
era duro di orecchi, noi tutti sentimmo quando disse alla moglie: “Guarda
quella donna, non è terribile? Perché non fa qualcosa per sé stessa? Si
dovrebbe vergognare di farsi vedere in giro in quello stato!”
Era una rara opportunità, io ero qui, la
coppia era qui e la donna grassa era lì. Ed io credo che
tacitamente lei acconsentì a lasciarsi guardare negli occhi da me,
perché mi guardò direttamente in volto. Anch’io la guardai
direttamente negli occhi e lei non disse una parola, ma so che aveva udito
tutto ciò che era stato detto.
Stette zitta e mentre aspettavamo il
tram i suoi occhi si riempirono di lacrime. Divenne rossa in viso
ed era chiaro che stava tenendo duro per non piangere. Quel commento
l’aveva ferita. Salimmo sul tram. La coppia si mise accanto a me e
scambiammo quattro chiacchiere. Erano persone per bene, non avevano
intenti malevoli. Avevano solo quell’abitudine inconscia a
criticare. In quel momento seppi che avevamo avuto tutti una rara
opportunità. La donna aveva avuto l’opportunità di sentirsi giudicare; la
coppia aveva avuto l’opportunità di giudicare qualcuno ed io avevo
avuto l’opportunità di esserne testimone.
Entrambe le storie illustrano il
settimo mistero esseno dei rapporti umani, il mistero del ricercare
la perfezione nell’imperfezione della vita. La giovane
donna che aveva perso la vita, con quali standard si misurava? L’avevano fatta
sentire imperfetta e l’avevano costretta a cambiare il corpo che le era
stato dato in questa vita. Che metro aveva usato?
Quanto alla coppia che aveva percepito la
donna come grassa e a me, che la descrivo come tale a voi adesso, fino a
che non paragonate la vostra esperienza di vita ad un referente esterno,
come potete non essere perfetti?
Ciò che vi raccomando è questo:
siate consapevoli del modello a cui vi rifate per misurare i vostri risultati.
Che
metro usate nella vita?
In
base a che cosa distinguete fra la vostra riuscita ed il vostro
fallimento?
Mettiamola così: io potrei darvi un
foglio con una lista di criteri e dirvi di parlarmi delle vostre abilità
sportive, delle vostre abilità accademiche, comunicative o amorose.
Chiedere: Siete dei bravi amanti? E’ sempre una buona domanda. Non vi
concederei più di 15 secondi per darmi una risposta, perché, a prescindere da
cosa risponderete, se vi siete descritti
come esseri meno che perfetti, a che cosa vi siete paragonati? Come fate a dire che state facendo
qualcosa di non perfetto a meno che non facciate riferimento a qualcosa
che sta al di fuori di voi stessi?
Ne parlavamo proprio ieri quando
sono andato nella sala proiezioni per vedere la registrazione di questo
video che i tecnici erano riluttanti a mostrarmela perché c’era la sensazione
che avrei potuto essere critico verso me stesso. Se io incarno
questo specchio, se io vi do il meglio di me nel momento presente, il
risultato è perfetto, fino a quando non mi paragono a qualcun altro. E’
perfetto, è il meglio che può essere in questo momento.
Questo per gli Esseni è il nodo più
delicato, perché siamo così pronti a giudicare noi stessi. Siamo noi i
nostri critici più agguerriti.
Quindi vi invito ad esaminare la vostra
vita ed a individuare le aree in cui sentite di non essere felici di voi stessi.
Questo può accadere soltanto se non avete fatto del vostro meglio oppure se
avete fatto del vostro meglio e vi siete paragonati a qualcun
altro. Che metro usate? Nella nostra cultura, che metro
usiamo?
Noi veniamo paragonati a quest’uomo
(ndr: indica l' immagine di Gesù).
Sapete che cosa ha detto
quest’uomo quando era qui?
Disse: “Voi pensate che le cose che sto
facendo io siano fantastiche, allora aspettate di vedere quello che sarete
capaci di fare voi fra 2000 anni.” Sto parafrasando un po’. Disse anche:
“Non mettetemi su di un piedistallo, voi siete molto, molto più bravi di me se
realizzate il potere che c’è in voi, il potere del pensiero, del sentimento e
dell’emozione e di ciò che farete con esso.”
Questo è il settimo specchio esseno dei
rapporti umani, lo specchio della perfezione.
Questi sette specchi dei rapporti umani
sono potenti, ci forniscono delle profonde intuizioni sul perché abbiamo
vissuto la nostra vita in un certo modo e abbiamo avuto determinati rapporti
umani.
Gli Esseni ci ricordano che ciascuno di
noi passerà attraverso ogni specchio durante la propria vita, che ne siamo
coscienti o no. Spesso ci muoveremo in molti specchi simultaneamente
perché siamo maestri e lo diventiamo sempre di più in questa vita.
Nel passare attraverso gli specchi, noi
procediamo attraverso la nostra vita, forse senza nemmeno renderci conto del
perché facciamo queste cose. Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse
una bella luce al neon che ci dicesse: “Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che
i tuoi familiari sono usciti, puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte
dell’anima.”
La vita non funziona così.
Siamo invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri
rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio
di quella guarigione e lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita,
camminando tra i due mondi del cielo e della terra.
* * *
tratto
dalla trascrizione della videoconferenza "Camminare tra i
mondi" di Gregg Braden
immagini dal web
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