CRISI
E REAZIONI DELLO SVILUPPO SPIRITUALE
Lo sviluppo spirituale dell'uomo è un'avventura lunga
e ardua, un viaggio attraverso strani paesi, pieni di meraviglie, ma anche di
difficoltà e di pericoli. Esso implica una radicale purificazione e trasmutazione,
il risveglio di una serie di facoltà prima inattive, l'elevazione della
coscienza a livelli prima non toccati, il suo espandersi lungo una nuova
dimensione interna.
Non dobbiamo meravigliarci perciò che un cambiamento
così grande si svolga attraverso vari stadi critici, non di rado accompagnati
da disturbi neuropsichici e anche fisici (psicosomatici).
Questi disturbi, mentre possono apparire
all'osservazione clinica ordinaria uguali a quelli prodotti da altre cause, in
realtà hanno significato e valore del tutto diverso e devono venir curati in
modo ben differente.
Attualmente poi i disturbi prodotti da cause
spirituali vanno divenendo sempre più frequenti, poiché il numero di persone
che, consciamente o inconsciamente, sono assillate da esigenze spirituali va
divenendo sempre maggiore.
Inoltre, a causa della maggiore complessità dell'uomo
moderno e particolarmente degli ostacoli creati dalla sua mente critica, lo
sviluppo spirituale è divenuto un processo interiore più difficile e
complicato.
Per questa ragione è opportuno dare uno sguardo
generale ai disturbi nervosi e psichici che insorgono nei vari stadi dello
sviluppo spirituale, e offrire qualche indicazione riguardo ai modi più adatti
ed efficaci per curarli.
Nel
processo di realizzazione spirituale si possono osservare 5 stadi critici:
I. Le crisi che precedono il risveglio spirituale;
II. Le crisi prodotte dal risveglio spirituale;
III. Le reazioni che seguono al risveglio spirituale
IV. Le fasi del processo di trasmutazione;
V. La "notte oscura dell'anima".4
I. Crisi che precedono lo sviluppo
spirituale
Per ben comprendere il significato delle singolari
esperienze interiori che sogliono precedere il risveglio dell'anima, occorre
ricordare alcune caratteristiche psicologiche dell'uomo ordinario.
Questi, più che vivere, si può dire che si lasci
vivere.
Egli prende la vita come viene; non si pone il
problema del suo significato, del suo valore, dei suoi fini. Se è volgare, si
occupa solo di appagare i propri desideri personali: di procurarsi i vari
godimenti dei sensi, di diventare ricco, di soddisfare la propria ambizione. Se
è d'animo più elevato, subordina le proprie soddisfazioni personali
all'adempimento dei doveri familiari e civili che gli sono stati inculcati,
senza preoccuparsi di sapere su quali basi si fondino quei doveri, quale sia la
loro vera gerarchia, ecc. Egli può anche dichiararsi 'religioso' e credere in
Dio, ma la sua religione è esteriore e convenzionale, ed egli si sente 'a
posto' quando ha obbedito alle prescrizioni formali della sua chiesa e
partecipato ai vari riti.
Insomma l'uomo comune crede implicitamente alla realtà
assoluta della vita ordinaria ed è attaccato tenacemente ai beni terreni, ai
quali attribuisce un valore positivo; egli considera così, in pratica, la vita
ordinaria fine a se stessa, e anche se crede a un paradiso futuro, tale sua
credenza è del tutto teorica e accademica, come appare dal fatto, spesso
confessato con comica ingenuità, che desidera di andarci... il più tardi
possibile.
Ma può avvenire - e in realtà avviene in alcuni casi -
che quest' "uomo ordinario" venga sorpreso e turbato da un improvviso
mutamento nella sua vita interiore.
Talvolta in seguito a una serie di delusioni; non di
rado dopo una forte scossa morale, come la perdita di una persona cara; ma
talvolta senza alcuna causa apparente, in mezzo al pieno benessere e favore
della fortuna (come avvenne a Tolstoj) insorge una vaga inquietudine, un senso
di insoddisfazione, di mancanza; ma non la mancanza di qualcosa di concreto, bensì
di alcunché di vago, di sfuggente, che egli non sa definire.
A poco a poco si aggiunge un senso di irrealtà, di
vanità della vita ordinaria: tutti gli interessi personali, che prima tanto
occupavano e
preoccupavano, si 'scoloriscono', per così dire,
perdendo la loro importanza e il loro valore. Nuovi problemi si affacciano; la
persona comincia a chiedersi il senso della vita, il perché di tante cose che
prima accettava naturalmente: il perché della sofferenza propria e altrui; la
giustificazione di tante disparità di fortuna; l'origine dell'esistenza umana;
il suo fine.
Qui cominciano le incomprensioni e gli errori: molti,
non comprendendo il significato di questi nuovi stati d'animo, li considerano
ubbie, fantasie anormali; soffrendone (poiché sono molto penosi), li combattono
in ogni modo; temendo di 'perdere la testa', si sforzano di riattaccarsi alla
realtà ordinaria che minaccia di sfuggir loro; anzi talvolta, per reazione, vi
si gettano con maggior foga, perdutamente, cercando nuove occupazioni, nuovi
stimoli, nuove sensazioni. Con questi ed altri mezzi essi riescono talora a
soffocare l'inquietudine, ma non possono quasi mai distruggerla completamente:
essa continua a covare nel profondo dei loro essere, a minare le basi della
loro esistenza ordinaria e può, anche dopo anni, prorompere di nuovo più
intensa. Lo stato di agitazione diventa sempre più penoso, il vuoto interiore
più intollerabile; la persona si sente annientata: tutto ciò che formava la sua
vita le sembra un sogno, sparisce come una larva, mentre la nuova luce non è
ancora sorta; anzi generalmente la persona ne ignora perfino l'esistenza o non
crede alla possibilità di ottenerla.
Spesso a questo tormento generale si aggiunge una
crisi morale più definita; la coscienza etica si risveglia e si acuisce, la
persona è assalita da un grave senso di colpa, di rimorso per il male commesso,
si giudica severamente ed è colta da un profondo scoraggiamento.
A questo punto sogliono presentarsi quasi sempre idee
e impulsi di suicidio. Alla persona sembra che l'annientamento fisico sia la
sola logica conseguenza del crollo e dei dissolvimento interiore.
Dobbiamo far notare che questo è solo uno schema
generico di tali esperienze e del loro svolgimento. In realtà vi sono numerose
differenze individuali: alcuni non giungono allo stadio più acuto; altri vi
arrivano quasi a un tratto, senza il graduale passaggio accennato; in alcuni
prevalgono la ricerca e i dubbi filosofici; in altri la crisi morale è in prima
linea.
Queste manifestazioni della crisi spirituale sono
simili ad alcuni dei sintomi delle malattie dette nevrastenia e psicastenia.
Uno dei caratteri di questa è appunto la 'perdita della funzione del reale',
come la chiama Pierre janet, e un altro è la 'spersonalizzazione'. La
somiglianza è accresciuta dal fatto che il travaglio della crisi produce spesso
anche dei sintomi fisici, quali esaurimento, tensione nervosa, depressione,
insonnia, e svariati disturbi digestivi, circolatori, ecc.
II. Crisi prodotte dal risveglio
spirituale.
L'aprirsi della comunicazione fra la personalità e
l'anima, i fiotti di luce, di gioia e di energia che l'accompagnano, producono
spesso una mirabile liberazione. 1 conflitti interni, le sofferenze e i
disturbi nervosi e fisici spariscono, spesso con una rapidità sorprendente,
confermando così che quei disturbi non erano dovuti a cause materiali, ma erano
la diretta conseguenza del travaglio psico-spirituale. In questi casi il
risveglio spirituale costituisce una vera e propria cura.
Ma il risveglio non si svolge sempre in modo così
semplice ed armonico, bensì può essere a sua volta causa di complicazioni,
disturbi e squilibri. Questo avviene in coloro la cui mente non è ben salda, o
nei quali le emozioni sono esuberanti e non dominate, oppure il sistema nervoso
troppo sensibile e delicato, o ancora quando l'afflusso di energia spirituale è
travolgente per la sua subitaneità e violenza.
Quando la mente è troppo debole e impreparata a
sopportare la luce spirituale, oppure quando vi è tendenza alla presunzione e
all'egocentrismo, l'evento interiore può venire male interpretato. Avviene, per
così dire, una 'confusione di piani': la distinzione fra assoluto e relativo,
fra spirito e personalità non è riconosciuta, e allora la forza spirituale può
produrre un'esaltazione, una 'gonfiatura' dell'io personale.
Alcuni anni or sono ho avuto occasione di osservare al
manicomio di Ancona un caso tipico di questo genere. Uno dei ricoverati, un
simpatico vecchietto, affermava tranquillamente ma ostinatamente... di essere
Dio. Intorno a questa sua convinzione egli aveva fabbricato una serie delle più
fantastiche idee deliranti; di schiere celesti ai suoi comandi, di grandi cose
da lui compiute, ecc. Ma, a parte questo, egli era la persona più buona,
gentile e
premurosa che si possa immaginare, sempre pronta a
render servizi ai medici e ai malati. La sua mente era così chiara e attenta e
i suoi atti così accurati, che era stato fatto assistente del farmacista, il
quale gli affidava le chiavi della farmacia e la preparazione di medicine.
Questo non diede mai luogo ad alcun inconveniente, all'infuori della sparizione
di un po' di zucchero che egli sottraeva per far con esso cosa gradita ad
alcuni dei ricoverati.
Dal punto di vista medico ordinario il nostro malato
verrebbe considerato come un semplice caso di delirio di grandezza, una forma
paranoide; ma in realtà queste non sono che etichette puramente descrittive o
di classificazione clinica, e la psichiatria ordinaria nulla sa dirci di certo sulla
vera natura e sulle cause di questi disturbi. Mi sembra quindi sia lecito
ricercare se non vi possa essere un'interpretazione psicologica più profonda
delle idee di quel malato. E' noto come la percezione interiore della realtà
dello Spirito e della sua intima compenetrazione con l'anima umana dà a colui
che la prova un senso di grandezza e di allargamento interiore, la convinzione
di partecipare in qualche modo alla natura divina.
Nelle tradizioni religiose e nelle dottrine spirituali
d'ogni tempo se ne possono trovare numerose attestazioni e conferme, espresse
non di rado in forma assai audace.
Nella Bibbia troviamo la frase esplicita e recisa:
«Non sapete che siete Dei? " E sant'Agostino dice: "Quando l'anima
ama qualcosa, diventa a essa simile; se ama le cose terrene, diventa terrena;
ma se ama Dio (si potrebbe chiedere) diventa essa Dio?"
L'espressione più estrema della identità di natura fra
lo spirito umano nella sua pura e reale essenza e lo Spirito Supremo è
contenuta nell'insegnamento centrale della filosofia Vedanta: Tat twam asi (Tu
sei Quello) e Aham evam param Brahman (In verità io sono il Supremo Brahman).
Comunque si voglia concepire questo rapporto fra lo
spirito individuale e quello universale, sia che lo si consideri come
un'identità 0 come una somiglianza, una partecipazione, una unione, bisogna
riconoscere in modo ben chiaro, e tener sempre presente in teoria e in pratica,
la grande differenza che esiste fra lo spirito individuale nella sua natura
essenziale - quello che è stato chiamato il 'fondo' o il «centro' o Tapice'
dell'anima, l'Io superiore, il Sé reale - e la piccola personalità ordinaria,
il piccolo io di cui siamo abitualmente consapevoli
Il non riconoscere tale distinzione porta a
conseguenze assurde e Pericolose. Questo ci dà la chiave per comprendere lo
squilibrio mentale del malato di cui ho fatto cenno, e altre forme meno estreme
di autoesaltazione e di autogonfiatura. L'errore funesto di tutti coloro che
cadono in preda a tali illusioni è quello di attribuire al proprio io personale
non rigenerato le qualità e i poteri dello Spirito. In termini filosofici si
tratta di una confusione fra realtà relativa e Realtà assoluta, fra il piano
personale e quello metafisico. Da questa interpretazione di certe idee di
grandezza si possono trarre anche utili norme curative. Essa ci mostra come il
cercare di dimostrare al malato che egli ha torto, che le sue idee sono dei
tutto assurde o il deriderle, non serve a nulla; anzi non fa che inasprirlo.
Invece è opportuno riconoscere con lui l'elemento di vero che c'è nelle sue
affermazioni e poi cercar pazientemente di fargli comprendere la distinzione
suaccennata.
In altri casi l'improvvisa illuminazione interna
prodotta dal risveglio dell'anima determina invece un'esaltazione emotiva, che
si esprime in modo clamoroso e disordinato: con grida, pianto, canti e
agitazioni motorie varie.
Coloro poi che sono di tipo attivo, dinamico,
combattivo, possono venir spinti dall'eccitazione del risveglio ad assumere la
parte del profeta o del riformatore, formando movimenti e sette caratterizzati
da un eccessivo fanatismo e proselitismo.
In certe anime nobili, ma troppo rigide ed eccessive,
la rivelazione dell'elemento trascendente e divino del proprio spirito suscita
un'esigenza di adeguazione completa e immediata a quella perfezione. Ma in
realtà tale adeguazione non può essere semmai che il termine di una lunga e
graduale opera di trasformazione e di rigenerazione della personalità; quindi
quell'esigenza non può che esser vana e provocare reazioni di depressione e di
disperazione autodistruttive.
In alcune persone, a ciò predisposte, il 'risveglio'
si accompagna con manifestazioni psichiche paranormali di vario genere. Esse
hanno visioni, generalmente di esseri elevati o angelici, oppure odono delle
voci, o si sentono spinte a scrivere automaticamente. Il valore dei messaggi
così ricevuti è assai diverso da caso a caso; perciò occorre che essi vengano
sempre esaminati e vagliati obiettivamente, senza prevenzioni, ma anche senza
lasciarsi imporre dal modo con cui sono pervenuti, né dalla presunta autorità
di chi asserisca esserne l'autore. t opportuno diffidare soprattutto dei
messaggi che contengono ordini precisi e richiedono obbedienza cieca, e di
quelli che tendono a esaltare la personalità del ricevente. 1 veri istruttori
spirituali non usano mai tali metodi.
Prescindendo poi dall'autenticità e dal valore
intrinseco di quei messaggi, sta il fatto che essi sono pericolosi perché
possono facilmente turbare, anche in modo grave, l'equilibrio emotivo e mentale.
III. Le reazioni che seguono al
risveglio spirituale.
Queste reazioni si producono generalmente dopo un
certo tempo.
Come abbiamo accennato, un risveglio spirituale
armonico suscita un senso di gioia, e una illuminazione della mente che fa
percepire il significato e lo scopo della vita, scaccia molti dubbi, offre la
soluzione di molti problemi e dà un senso di sicurezza interiore. A questo si
accompagna un vivido senso dell'unità, della bellezza, della santità della
vita, e dall'anima risvegliata s'effonde un'onda di amore verso le altre anime
e tutte le creature.
Invero non vi è nulla di più lieto e confortante dei
contatto con uno di questi 'risvegliati' che si trovi in un tal 'stato di
grazia'. La sua personalità di prima, coi suoi angoli acuti e coi suoi elementi
sgradevoli, sembra sparita e una nuova persona, simpatica e piena di simpatia,
sorride a noi e al mondo intero, tutta desiderosa di dar piacere, di rendersi
utile, di condividere con gli altri le sue nuove ricchezze spirituali di cui
non sa contenere in sé la sovrabbondanza.
Questo stato gioioso dura più o meno a lungo, ma è
destinato a cessare. La personalità ordinaria, coi suoi elementi inferiori, era
stata solo temporaneamente sopraffatta e addormentata, non uccisa o
trasformata. Inoltre l'afflusso di luce e di amore spirituale è ritmico e
ciclico come tutto quanto avviene nell'universo; esso quindi prima o poi
diminuisce o cessa: il flusso è seguito dal riflusso.
Questa esperienza interna è penosissima, e in alcuni
casi produce reazioni violente e seri disturbi. Le tendenze inferiori si
risvegliano e si riaffermano con forza rinnovata; tutti gli scogli, i detriti,
i rifiuti, che erano stati ricoperti dall'alta marea, ricompaiono di nuovo.
La persona, la cui coscienza morale si è fatta, in
seguito al risveglio, più raffinata ed esigente, la cui sete di perfezione è
divenuta più intensa, si giudica con maggior severità, si condanna con maggior
rigore e può credere, erroneamente, di esser caduta più in basso di prima. A
ciò può essere indotta anche dal fatto che talvolta certe tendenze e impulsi
inferiori, che erano rimasti latenti nell'inconscio, vengono risvegliati e
stimolati a una violenta opposizione dalle nuove alte aspirazioni spirituali,
che sono per essi una sfida e una minaccia.
Talvolta la reazione va così oltre, che la persona
giunge fino a negare il valore e la realtà della propria recente esperienza
interiore. Dubbi e critiche sorgono nella sua mente ed essa è tentata di
considerare tutto ciò che è avvenuto come un'illusione, una fantasia, una
'montatura sentimentale'. Essa diviene amara e sarcastica; deride se stessa e
gli altri e vorrebbe rinnegare i propri ideali e le proprie aspirazioni
spirituali. Eppure, per quanto si sforzi di farlo, essa non può ritornare nello
stato di prima: ha avuto la visione e il fascino della sua bellezza resta in
lei, non può esser dimenticato. Essa non può più adattarsi a viver soltanto la
piccola vita comune; una divina nostalgia la assilla e non le dà requie.
Talvolta la reazione assume caratteri nettamente morbosi: insorgono accessi di
disperazione e tentazioni di suicidio.
La cura di tali reazioni eccessive consiste
soprattutto nell'impartire una chiara comprensione della loro natura e
nell'indicare qual è il solo modo nel quale si possono superare. Si deve far
capire a chi ne soffre che lo 'stato di grazia' non poteva durare per sempre,
che la reazione era naturale e inevitabile. È come se egli avesse fatto un volo
superbo fin presso alle vette illuminate dal sole, ammirando il vasto paesaggio
che si stende fino all'orizzonte; ma ogni volo prima o poi deve finire: si
viene riportati alla pianura, e si deve poi ascendere lentamente, passo a
passo, il ripido pendio che conduce alla stabile conquista delle cime. Il
riconoscimento che questa discesa o 'caduta' è un evento naturale, al quale
tutti siamo sottoposti, conforta e solleva il pellegrino e lo incoraggia ad
accingersi animosamente all'ascesa.
IV. Le fasi del processo di
trasmutazione.
L'ascesa di cui abbiamo fatto cenno consiste in realtà
nella trasmutazione e rigenerazione della personalità. Un procedimento lungo e
complesso, che è composto di fasi di purificazione attiva per rimuovere gli
ostacoli all'afflusso e all'azione delle forze spirituali; fasi di sviluppo
delle facoltà interiori che erano rimaste latenti o troppo deboli; fasi nelle
quali la personalità deve restare ferma e docile, lasciandosi 'lavorare' dallo
Spirito e sopportando con coraggio e pazienza le inevitabili sofferenze. L un periodo
pieno di cambiamenti, di alternative fra luce e tenebra, fra gioia e dolore.
Le energie e l'attenzione di chi vi si trova sono
spesso tanto assorbite dal travaglio che gli riesce difficile far fronte alle
varie esigenze della sua vita personale.
Perciò chi l'osservi superficialmente e lo giudichi
dal punto di vista della normalità e dell'efficienza pratica, trova che è
peggiorato e vale meno di prima. Perciò al suo travaglio interiore si
aggiungono spesso giudizi incomprensivi e ingiusti da parte di persone di
famiglia, di amici e anche di medici, e non gli vengono risparmiate
osservazioni pungenti sui 'bei risultati' delle aspirazioni e degli ideali
spirituali, che lo rendono debole e inefficiente nella vita pratica. Questi
giudizi riescono spesso assai penosi a chi ne è oggetto, che può talvolta
venirne turbato e cadere in preda ai dubbi e allo scoraggiamento.
Pure questa è una delle prove che devono essere
superate. Essa insegna a vincere la sensibilità personale, ad acquistare
indipendenza di giudizio e fermezza di condotta. Perciò tale prova dovrebbe
venir accolta senza ribellione, anzi con serenità. D'altra parte se coloro che
circondano la persona sottoposta alla prova comprendono il suo stato, possono
esserle di grande aiuto ed evitarle molti contrasti e sofferenze non
necessarie.
In realtà si tratta di un periodo di transizione: un
uscire da un vecchio stadio senza aver raggiunto il nuovo. t una condizione
simile a quella del verme che sta subendo il processo di trasformazione che lo
farà diventare un'alata farfalla: esso deve passare per lo stato di erisalide,
che è una condizione di disintegrazione e impotenza.
Ma all'uomo in generale non viene elargíto il
privilegio che ha il verme di svolgere quella trasmutazione protetto e raccolto
in un bozzolo.
Egli deve, soprattutto oggi, restare al suo posto
nella vita e continuare ad assolvere quanto meglio può i propri doveri
famigliari, professionali e sociali, come se non stesse avvenendo nulla in lui.
L'arduo problema che deve risolvere è simile a quello degli ingegneri inglesi,
che dovettero trasformare e ampliare una grande stazione ferroviaria di Londra,
senza interrompere il traffico neppur per un'ora.
Non dobbiamo certo meravigliarci se un'opera così
complessa e faticosa è talvolta causa di disturbi nervosi e psichici, ad
esempio esaurimento nervoso, insonnia, depressione, irritabilità,
irrequietezza. E questi disturbi, dato il forte influsso della psiche sul
corpo, possono a foro volta facilmente produrre svariati sintomi fisici.
Nel curare tali casi occorre comprenderne la vera
causa, e aiutare il malato con una sapiente e opportuna azione psicoterapica,
poiché le cure fisiche e medicamentose possono aiutare ad attenuare i sintomi e
i disturbi fisici, ma evidentemente non possono agire sulle cause
psicospirituali del male.
Talvolta i disturbi sono prodotti o aggravati dagli
eccessivi sforzi personali che fa l'aspirante alla vita spirituale per forzare
il proprio sviluppo interno, sforzi che producono una repressione anziché la
trasformazione degli elementi inferiori, e una estrema intensificazione della
lotta, con una corrispondente eccessiva tensione nervosa e psichica. Questi
aspiranti troppo impetuosi devono rendersi conto che la parte essenziale dei
lavoro di rigenerazione è fatta dallo spirito e dallesue energie, e che quando
essi hanno cercato di attirare quelle energie col loro fervore, le loro
meditazioni, il loro retto atteggiamento interno, quando hanno cercato di
eliminare tutto quello che può ostacolare l'azione dello spirito, devono
attendere con pazienza e con fede che quell'azione si svolga spontaneamente
nella loro anima.
Una difficoltà diversa in un certo senso opposta, deve
essere supe rata nei periodi nei quali l'afflusso di forza spirituale è ampio e
abbondante. Quella forza preziosa può venir facilmente sperperata in
effervescenza emotiva e in attività febbrili ed eccessive. In altri casi invece
essa è tenuta troppo a freno, non viene sufficientemente tradotta in vita e
utilizzata, di modo che si accumula sempre più e con la sua forte tensione può
produrre disturbi e logorii interiori, come una corrente elettrica troppo forte
può fondere le valvole e anche produrre dei corti circuiti.
Occorre quindi apprendere a regolare opportunamente e
saggiamente il flusso delle energie spirituali, evitandone la dispersione, ma
usandole attivamente in nobili e feconde opere interne ed esterne.
V. La 'notte oscura dell'anima'.
Quando il processo di trasformazione psicospirituale
raggiunge il suo stadio finale e decisivo, esso produce talvolta un'intensa
sofferenza e un'oscurità interiore che è stata chiamata dai mistici cristiani
'notte oscura dell'anima' 1 suoi caratteri la fanno rassomigliare molto alla
malattia chiamata 'psicosi depressiva' o melanconia. Tali caratteri sono: uno
stato emotivo d'intensa depressione, che può giungere fino alla disperazione;
un senso acuto della propria indegnità; una forte tendenza all'autocritica e
all'autocondanna, che in alcuni casi giunge fino alla convinzione di esser
perduti o dannati; un senso penoso di impotenza mentale; l'indebolimento della
volontà e dell'autodominio; un disgusto e una grande difficoltà ad agire.
Alcuni di questi sintomi possono presentarsi in forma
meno intensa anche negli stadi precedenti, ma allora non si tratta della vera
'notte oscura dell'anìma'.
Questa strana e terribile esperienza non è, malgrado
le apparenze, uno stato patologico; essa ha cause spirituali e un grande valore
spirituale (Vedi san Giovanni della Croce, La notte oscura dell'anima e E.
Underhill. .Mysticism - New York, 1961).
A questa, che è stata anche chiamata la 'crocefissione
mistica' o morte mistica', segue la gloriosa resurrezione spirituale che pone
fine a ogni sofferenza e a ogni disturbo, dei quali è sovrabbondante compenso,
e che costituisce la pienezza della salute spirituale.
Il tema da noi scelto ci ha obbligati a occuparci
quasi esclusivamente dei lati più penosi e anormali dello sviluppo interiore,
ma non vorremmo certo dar l'impressione che coloro che seguono la via
dell'ascesa spirituale siano colpiti da disturbi nervosi più facilmente degli
uomini ordinari. L opportuno perciò mettere bene in chiaro i punti seguenti:
1) In molti casi lo sviluppo spirituale si svolge in
un modo più graduale e armonico di quello che è stato descritto, di guisa che le
difficoltà vengono superate e i diversi stadi passati senza reazioni nervose e
fisiche.
2) 1 disturbi nervosi e mentali degli uomini e delle
donne 'ordinari' sono spesso più gravi, più difficili a sopportare e a curare
di quelli prodotti da cause spirituali. 1 disturbi degli uomini ordinari sono
spesso prodotti da conflitti violenti fra le passioni, o fra gli impulsi
inconsci e la personalità cosciente; o dalla ribellione contro condizioni o
contro persone che sono in contrasto coi loro desideri e le loro esigenze
egoistiche. Noti di rado è più difficile curarli, perché gli aspetti superiori
sono troppo deboli. e vi è poco a cui fare appello per indurli a fare i
sacrifici necessari e a sottomettersi alla disciplina occorrente per produrre
gli assestamenti l'armonia che possono render loro la salute.
3) Le sofferenze e i disturbi di coloro che percorrono
la via spirituale, per quanto possano talora essere gravi, sono in realtà solo
reazioni temporanee e per così dire le scorie di un processo organico di crescita
e di rigenerazione interna. Perciò essi spariscono spesso spontaneamente quando
la crisi che li aveva prodotti si risolve, o cedono più facilmente a una cura
adatta.
4) Le sofferenze prodotte dalle basse maree e dai
riflussi dell'onda spirituale sono ampiamente compensate dalle fasi di afflusso
e di elevazione, e dalla fede nel grande scopo e nell'alta mèta dell'avventura
interiore.
Questa visione di gloria costituisce un , ispirazione
potente, un conforto infallibile, una sorgente inesauribile di forza e di
coraggio. Noi dovremmo quindi rievocare tale visione nel modo più vivido e il
più spesso possibile, e uno dei più grandi benefici che possiamo arrecare a chi
è tormentato da crisi e conflitti spirituali è H di a fare altrettanto.
Cerchiamo di immaginare vividamente la gloria e la
beatitudine dell'anima vittoriosa e liberata che partecipa coscientemente alla
saggezza, alla potenza, all'amore della Vita Divina. Immaginiamo con visione
ancor più larga la gloria del Regno di Dio realizzato sulla terra, la visione
di una umanità redenta, dell'intera creazione rigenerata e manifestante con
gioia le perfezioni di Dìo.
Sono visioni di tal genere che hanno reso capaci i
grandi mistici e santi di sopportare sorridendo i loro tormenti interiori e il
loro martirio fisico, che hanno fatto dire a san Francesco: "Tanto è il
bene che m'aspetto che ogni pena mi è diletto!".
Ma ora dobbiamo scendere da queste altezze e ritornare
un istante nella valle ove le anime sono in travaglio.
Considerando la questione dal punto di vista più
strettamente medico e psicologico, occorre rendersi ben conto che - come
abbiamo accennato - mentre i disturbi che accompagnano le varie crisi dello
sviluppo spirituale appaiono a un primo esame molto simili, e talvolta identici,
a quelli dei malati ordinari in realtà le loro cause e il loro significato sono
molto differenti, anzi in un certo senso opposti; quindi la cura deve essere
corrispondentemente diversa. I sintomi neuro-psichicí dei malati ordinari hanno
generalmente un carattere regressivo.
Quei malati non sono stati capaci di compiere i
necessari assestamenti interni ed esterni che fari parte del normale sviluppo
della personalità. Per esempio, essi non sono riusciti a liberarsi
dall'attaccamento emotivo ai genitori e restano quindi in uno stato di
dipendenza infantile da essi o da chi, anche simbolicamente, li sostituisce.
Talvolta invece la loro incapacità o cattiva volontà a
far fronte alle esigenze e alle difficoltà della normale vita familiare e
sociale fari sì che essi, anche senza rendersene conto, cerchino rifugio in una
malattia che li sottragga a quegli obblighi. In altri casi si tratta di un
trauma emotivo: per esempio una delusione o una perdita che essi non sanno
accettare e a cui reagiscono con una malattia.
In tutti questi casi si tratta di un conflitto fra la
personalità cosciente e gli elementi inferiori che spesso operano
nell'inconscio. con la parziale vittoria di questi ultimi.
Invece i mali prodotti dal travaglio dello sviluppo
spirituale hanno un carattere nettamente progressivo. Essi dipendono dallo
sforzo. di crescere, da una spinta verso l'alto; essi sono il risultato di
conflitti e squilibri temporanei fra la personalità cosciente e le energie
spirituali che irrompono dall'alto.
Da tutto ciò risulta evidente che la cura per i due
tipi di malattie deve essere molto diversa.
Per il primo gruppo il compito terapeutico consiste
nell'aiutare il inalato a raggiungere il livello dell'uomo 'normale',
eliminando le repressioni e le inibizioni, le paure e gli attaccamenti,
aiutandolo a passare dal suo eccessivo egocentrismo, dalle sue false
valutazionil dalle sue concezioni deformate della realtà a una visione
oggettiva e razionale della vita, all'accettazione dei suoi doveri e obblighi e
a un giusto apprezzamento dei diritti degli altri. Gli elementi non ben
sviluppati, non coordinati e contrastanti, devono venir armonizzati e integrati
in una psicosintesi personale.
Per i malati del secondo gruppo il compito curativo è
invece quello di produrre un assestamento armonico, favorendo l'assimilazione e
l'integrazione delle nuove energie spirituali con gli elementi normali
preesistenti, cioè di compiere una psicosintesi trans-personale intorno a un
più alto centro interno.
E' chiaro quindi che la cura adatta per i malati del
primo gruppo è insufficiente, anzi può essere anche dannosa, per un malato del
secondo. Le sue difficoltà aumentano, anziché diminuire, se egli è nelle mani
di un medico che non comprenda il suo travaglio, che ignori o neghi le
possibilità dello sviluppo spirituale. Tale medico può svalutare o deridere le
aspirazioni spirituali del malato, considerandole come vane fantasie o
interpretandole in modo materialistico. Così il malato può venir da lui indotto
a ritener di far bene cercando di indurire il guscio della propria personalità
e rifiutandosi di dare ascolto agli insistenti appelli della sua anima. Ma
questo può solo aggravare il suo stato, render più aspra la lotta, ritardare la
soluzione.
Invece un medico che percorra egli pure la via spirituale,
o che almeno abbia una chiara comprensione e un giusto apprezzamento della
realtà e delle conquiste spirituali, può essere di grande aiuto a un malato di
quel genere.
Se, come spesso è il caso, questi è ancora allo stadio
dell'insoddisfazione, dell'irrequietezza e delle inconsce aspirazioni; se egli
ha perduto ogni interesse per la vita ordinaria ma non ha ancora avuto un lume
della Realtà Superiore; se egli cerca sollievo in direzioni sbagliate ed erra
per vicoli ciechi, allora la rivelazione della vera causa del suo male e un
aiuto efficace a trovare la vera soluzione possono facilitare e accelerare
molto il risveglio dell'anima, che costituisce di per se stesso la parte
principale della cura.
Quando una persona si trova al secondo stadio, quello
nel quale si bea nella luce dello spirito e fa gioiosi voli verso le altezze
supercoscienti, si può farle molto bene spiegandole la vera natura e funzione
di quelle sue esperienze, preavvisandola che esse sono necessariamente
temporanee e descrivendole le ulteriori vicissitudini del pellegrinaggio. Così
quella persona è preparata quando sopraggiunge la reazione, e le viene in tal
modo risparmiata quella parte non piccola di sofferenza, prodotta dalla
sorpresa della 'caduta' e dai dubbi e dagli scoraggiamenti che ne conseguono.
Quando un tal preavviso non è stato dato e la cura
viene iniziata durante la reazione depressiva, il malato può essere molto
sollevato e aiutato dall'assicurazione, avvalorata da esempi, che si tratta di
uno stato temporaneo dal quale uscirà sicuramente.
Nel quarto stadio, quello degli 'incidenti
dell'ascesa', che è il più lungo e multiforme, l'opera di chi aiuta e
corrispondentemente più complessa. 1 suoi aspetti principali sono:
1) Chiarire a colui che soffre il significato di quanto
sta avvenendo in lui e indicargli il giusto atteggiamento da prendere;
2) Insegnargli come si può dominare le tendenze
inferiori senza però reprimerle nell'inconscio;
3) Insegnargli, ed aiutarlo, a trasmutare e sublimare
le proprie energie psichiche;
4) Aiutarlo a sostenere e far buon uso delle energie
spirituali che affluiscono nella sua coscienza;
5) Guidarlo, e cooperare con lui, nel lavoro di
ricostruzione della sua personalità, di psicosintesi.
Nello stadio della 'notte oscura dell'anirna' è assai
difficile prestare aiuto, perché chi vi si trova è avvolto in una nube così
densa, è tanto immerso nella sua sofferenza che la luce dello spirito non
giunge alla sua coscienza. L'unico modo di dare forza e sostegno è il ripetere
instancabilmente l'assicurazione che si tratta di una esperienza transitoria e
non di uno stato permanente, come tende a credere chi vi si trova - ed è ciò
che più gli dà disperazione. t bene inoltre assicurargli con energia che il suo
tormento, per quanto terribile, ha un si grande valore spirituale e gli sarà
apportatore di tanto bene che dopo arriverà a benedirlo; così egli viene
aiutato a sopportarlo e ad accettarlo con calma, rassegnazione e con forte
pazienza.
Riteniamo opportuno accennare che queste cure
psicologiche e spirituali non escludono l'uso sussidiario di mezzi fisici, che
possono alleviare i sintomi e concorrere al buon esito della cura. Tali sussidi
saranno soprattutto quelli che coadiuvano all'opera sanatrice della natura,
come un'alimentazione igienica, esercizi di rilasciamento, contatto con gli
elementi naturali, un ritmo adatto delle varie attività fisiche e psichiche.
In alcuni casi la cura è resa più complicata dal fatto
che vi è nel malato un misto di sintomi progressivi e di sintomi regressivi. Si
tratta di casi di sviluppo interiore irregolare e disarmonico. Queste persone
possono raggiungere alti livelli spirituali con una parte della loro
personalità, ma essere d'altro lato schiave di attaccamenti infantili o sotto
il dominio di 'complessi' inconsci. Si potrebbe anzi dire che, con un'analisi
accurata, nella maggioranza di coloro che percorrono la via spirituale si
trovano - come, si noti, in quasi tutti i così detti 'normali' - dei resti più
o meno grandi di limitazioni di quel genere.
Resta però il fatto che, nella grande maggioranza dei
casi, vi è una netta prevalenza o dei sintomi regressivi o di quelli
progressivi.
Ma la possibilità che sintomi di entrambi i gruppi si
trovino frammisti nello stesso malato deve esser sempre tenuta presente, e
occorre che ogni disturbo venga accuratamente studiato e interpretato, per
accertarne la vera causa e trovarne quindi la cura adatta.
Da tutto quanto abbiamo detto risulta chiaro che per
curare in modo efficace e soddisfacente i disturbi nervosi e psichici che
accompagnano lo sviluppo spirituale, occorre una duplice serie di conoscenze e
di pratica: quella dei medico esperto di malattie nervose e di psicoterapia, e
quella dei serio studioso o del pellegrino sulle vie dello Spirito.
Questa duplice competenza si trova attualmente di rado
associata; ma dato il rapido crescere dei numero delle persone bisognose di
simili cure, tutti coloro che siano in grado di farlo dovrebbero accingersi
risolutamente a prepararsi per quell'opera di bene.
Tali cure poi sarebbero rese più facili se si potesse
anche formare e assistenti opportunamente preparati, sì da saper cooperare
intelligentemente.
Infine sarebbe molto utile che il pubblico in generale
fosse informato dei fatti principali riguardanti le connessioni fra disturbi
neuropsichici e crisi interiori, in modo che i familiari possano facilitare il
compito dei malato e quello del medico, invece di complicarlo e ostacolarlo con
l'ignoranza, i pregiudizi, e anche l'opposizione attiva, come purtroppo avviene
assai spesso.
Quando questa triplice opera di preparazione sarà
stata fatta presso i medici, le infermiere e il pubblico, una grande somma di
sofferenze non necessarie verrà eliminata e molti pellegrini potranno
raggiungere con meno lungo e meno aspro travaglio l'alta mèta che perseguono:
l'unione con la Divina Realtà.
di Roberto Assagioli (scritto e
pubblicato nel 1933) da casa editrice astrolabio
foto web
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